Milano ha Mordente per l’impresa È lui che stordisce Cantù nel derby

Per le imprese impossibili ci vuole mordente, l’Armani l’aveva in casa, si chiama proprio Marco Mordente ed è stato lui a disossare l’anatra canturina con una serie di 3 tiri da 3 (5 su 5 alla fine) che nel terzo quarto ha stordito una Bennet padrona del gioco e della partita, ma, proprio per questo, si compiaceva della sua bellezza ed è cascata nell’acqua perdendo 75-73 una sfida che sembrava senza storia.
Sempre lui, il leone di Teramo che aspetta un rinnovo di contratto, e la difesa dei bassotti, 0 minuti per Eze che aveva fatto 0 tiri in 10 minuti, poco spazio per Petravicius, neanche un secondo a Pecherov, per ribaltare tutto e cambiare vita nei pianeti. In quello di Milano sembrava crescere soltanto la sfiducia, mentre dall’altra parte pensavano di poter regalare tiri aperti, palloni decisivi.
Milano si è avvicinata con la rabbia dei disperati e seguendo sempre il capitano di Azzurra, oltre il Mason Rocca delle giornate speciali (7 punti, 6 rimbalzi, una presenza fisica nella testa dell’adorabile nemica), ha obbligato Hawkins ad andare oltre le sue fisime, portandolo ai 20 punti, anche se con 7 su 16 al tiro, quelli che poi hanno inchiodato Cantù.
La Bennet e il suo popolo, c’erano certo più tifosi brianzoli che dell’Armani tormentata da troppi misteri interni, fra i 5000 del Forum, sono rimasti incatenati nel momento in cui si sentivano padroni: più 13 dopo 24’10", sempre avanti, sempre padroni del gioco e del destino di una partita che ha cambiato padrone appena si è capito che la fame Armani avrebbe risolto tutti i problemi tattici e tecnici.
Peterson ci ha dato dentro con il cianuro difensivo e quando la Bennet ha cominciato a perdere i sensi del gioco, con Greer smarrito, Markoishvili isolato, i centri sottomessi da Maciulis, Rocca e Mancinelli (20 rimbalzi in 3), neppure un due metri con l’ex idolo di Bologna, il Mancio furioso, che tornava vicino al canestro dopo il mefitico 0 su 3 da 3, ad incrinare le certezze di Leunen, rimasto solo per la resa di Ortner e le debolezze di Marconato, lui l’espada per il conto finale.
Decide tutto l’ultimo quarto che Milano comincia subendo un tiro da 3 di Leunen per il meno 4.

Da quel momento si spegne la luce: Mordente ancora 2 volte da 3 prima del 5° fallo, poi la ricerca dell’anima, del risultato, del successo che non cambia la storia della classifica, la Bennet resta seconda, ma porta il sole sulla Pasqua milanese che sembrava proprio bagnata e triste. Peterson e i suoi voli da vecchio Icaro che poi sfoga male certe frustrazioni. Ogni tanto la fortuna si ricorda del capo tribù alla ricerca della felicità perduta, ma certe vendette sanno di pane raffermo.

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