Milano è ora di ribellarsi alle moschee di Pisapia

Il neosindaco ha deciso: un luogo di culto in ogni quartiere. Così dimostra di odiare i suoi cittadini. Serve un referendum

Milano è ora di ribellarsi  
alle moschee di Pisapia

Solo un’amministrazione che odia i milanesi e ama l’islam ha potuto prendere la decisione di imporre ai cittadini la presenza di una moschea in ogni quartiere di Milano.
Ma veramente il sindaco comunista, buonista, islamicamente corretto e multiculturalista Giuliano Pisapia pensa che i milanesi subiranno questo arbitrio che minaccia la nostra civiltà laica, liberale e democratica senza reagire con tutti i mezzi legali?

Ma, aggiungo, veramente quest’amministrazione che è infatuata di ideologismi che portano a mettere in soffitta la ragione prima ancora del legittimo amor proprio, pensa che la proliferazione delle moschee corrisponde all’interesse e al bene della maggioranza dei musulmani che anche a Milano, come avviene in Italia e altrove in Europa, non sono praticanti e non hanno nulla a che fare con le organizzazioni integraliste, radicali e apertamente terroristiche che usano i luoghi di culto come roccaforti per espandere il loro potere non solo religioso, ma anche politico, mediatico, finanziario e talvolta esplicitamente violento?

Ecco perché Pisapia e la sua amministrazione catto-comunista si rivelano non solo nemici dei milanesi ma anche nemici della maggioranza dei musulmani onesti, che vivono nel pieno rispetto delle nostre leggi e condividendo una comune spiritualità che tende a costruire una Milano e più in generale un’Italia dove i loro figli possano sentirsi a tutti gli effetti milanesi e italiani.

Purtroppo Pisapia ha trovato un sostegno ideologico forte nel cardinale uscente Tettamanzi, che già nel discorso pronunciato il 5 dicembre 2008 nella Basilica di Sant’Ambrogio dal titolo «La città rinnovata dal dialogo», aveva apertamente chiesto la presenza di moschee in ciascun quartiere di Milano: «In tante zone della Città, inoltre, mancano anche gli spazi fisici e le occasioni concrete per fermarsi a riflettere e a pregare. Abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della Città. Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in modo particolare all’Islam».

Mi domando come possano Pisapia e l’amministrazione catto-comunista ignorare che Milano è la capitale del terrorismo islamico in Italia, che la moschea di viale Jenner è la più inquisita e collusa con il terrorismo islamico globalizzato, che l’imam della moschea di viale Jenner sta scontando una condanna definitiva per aver praticato il lavaggio di cervello ai fedeli trasformandoli in terroristi suicidi che sono effettivamente andati a farsi esplodere in Iraq; che Milano è la roccaforte dell’Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia), sigla legata ai Fratelli Musulmani che è un movimento radicale che predica la distruzione di Israele, legittima il terrorismo suicida e mira ad imporre il credo di Allah ovunque nel mondo; che Milano ha già sperimentato il 12 ottobre 2009 un attentato terroristico suicida da parte del libico Mohamed Game di fronte alla Caserma Santa Barbara in piazzale Perrucchetti, attualmente in carcere con una condanna a 14 anni; che a Milano esistono già ben otto moschee che hanno già ampiamente dimostrato di rappresentare un problema serio per i milanesi.
Indubbiamente il concedere una moschea ai vari gruppi che si contendono il monopolio dell’islam a Milano e che sono profondamente in contrasto l'uno con l’altro, è la soluzione ottimale per questi «professionisti dell’islam» che usano le moschee per imporre il loro potere sui musulmani e condizionare la vita di tutti noi che non vogliamo in alcun modo sottometterci al culto di Allah.

Ma se Pisapia e i suoi catto-comunisti sono riusciti ad accontentare al meglio i Signori delle moschee, sappiano che i milanesi e i musulmani perbene non sono affatto contenti.
Lancio dalle pagine del Giornale l’appello a promuovere subito un referendum contro la costruzione di queste moschee in ciascun quartiere di Milano.

Proprio perché si tratta di una realtà fortemente problematica e critica, le moschee non possono essere imposte dall’alto e in modo arbitrario ai milanesi. Noi, a differenza di Pisapia e dei suoi catto-comunisti, amiamo i milanesi e amiamo i musulmani perbene, ma diciamo no all’islam e no alle moschee che generano odio, violenza e morte.

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