Milano si fotografa così Un abito griffato per ogni monumento

Da lunedì in mostra 18 ritratti di Guccione I luoghi tipici della città valorizzati dagli stilisti

Anna Maria Greco

Lo stilista, l'abito, il monumento. Milano, città della moda e motore economico-culturale d'Italia, si veste di creazioni di stoffa che esaltano e illuminano le sue chiese e i suoi palazzi, i suoi musei e i suoi atenei, torri, sculture, colonne, teatri.

Antonio Guccione, artista e fotografo che ha costruito la sua fama mondiale su scatti psicologici fino ad essere intimi esposti nei più grandi musei internazionali, indaga nell'anima della città e la «veste», facendosi guidare dai grandi creativi che l'hanno scelta come passerella, come palcoscenico per il loro successo. Ad ogni ritratto accosta il modello che scopre il nocciolo della griffe e lo fonde con un angolo metropolitano antico o moderno, che nello scatto sembra nato solo per ospitarlo ed esaltarne la bellezza.

È «Dressing up Milano», che per la prima volta mette in mostra 18 dei 28 ritratti che Guccione ha composto in due anni tra il 2008 e il 2010 e raccolto in un volume (SKIRÀ editore). L'inaugurazione, molto glamour e in occasione della fashion week, sarà lunedì e per un mese le opere saranno esposte nel nuovo spazio del Salotto di Milano. Un percorso per aiutare a scoprire con la moda luoghi simbolici della capitale del Nord, archetipo dello sviluppo economico, dell'efficientismo, della modernità, dell'arte contemporanea.

«Nelle mie foto - spiega Guccione - lo spazio maggiore è dedicato al monumento, alla scultura, all'angolo della città ed è un modo per decontestualizzare la moda». Fuori dalle passerelle le creazioni dei grandi marchi prendono nuova vita, creano una curiosità diversa e diventano parte della vita metropolitana.

Come per il fanciullesco modello ricamato a fiori di Antonio Marras con il quale un'insolita Alice si affaccia dal tram arancione vecchio stile al Deposito ATM. O come l'aggressivo e sofisticato completo a righe che spicca nello Spazio Armani creato da Re Giorgio nella ex fabbrica Nestle, al centro del fashion district. E poi c'è il lungo abito dagli inconfondibili motivi stampati di Gucci by Frida Giannini, che troneggia sotto il lucernario liberty della Galleria Vittorio Emanuele II e quello impalpabile percorso da sprazzi d'argento di Alberta Ferretti, fra le tele dell'Accademia delle Belle Arti di Brera. C'è la modella avvolta di plisse' verde foresta di Roberto Cavalli, arrampicata in cima ai tubi metallici della Torre Branca nel Parco Sempione e l'altra seduta in uno dei palchi oro e rosso del teatro alla Scala, con una mise anni Trenta di Anna Molinari per Blumarine. E ancora il raffinato piumino beige Moncler accanto all'impressionante dinosauro del Museo civico di storia naturale, la collegiale in bianco e nero di Moschino appoggiata alla scultura giallorossa «Ago,filo e nodo» di Oldenburg a piazzale Cadorna, il completo pantalone nei classici disegni di Pucci a Porta Garibaldi, un Ferragamo tutto balze dal beige al marrone accanto al grande bronzo di Mitoraj di Santa Maria del Carmine. La incredibile galleria va avanti per le strade milanesi e scopre un magnifico abito da sera dal corpetto scolpito di Dolce & Gabbana alle Colonne di San Lorenzo e il trionfo del rosso Valentino con una sola spalla-bretella indossato dalla mannequin seduta a dialogare con «L'ultima cena» di Leonardo a Santa Maria delle Grazie.

«Milano in una decade si è spellata di un certo grigiore» scrive il curatore della mostra Angelo Crespi, ricordando che l'età delle foto ha cambiato vestito, lasciando la modernità e aderendo alla contemporaneità con foga, ha realizzato quel participio «dressing up» che Guccione, nel titolo dell'epoca e attuale, sembra usare in forma imperativa».

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