Quattrocento medici lombardi hanno ottenuto dallo Stato 15 milioni di euro a titolo di risarcimento per gli anni di scuola di specializzazione post-laurea non pagata.
Per capire questa storia bisogna fare parecchi passi indietro, e inoltrarsi nel difficile mondo dei «paraticanti»: quello in cui si lavora al fianco dei professionisti, con i loro stessi orari, spesso persino faticando di più, seppur con meno responsabilità. Vale per molte libere professioni, dall'avvocato all'architetto. Categorie professionali in cui avere uno stipendio, o persino un rimborso spese, è spesso una chimera. I medici, oggi, sono più fortunati: per loro il tirocinio è retribuito per legge.
Ma non è sempre stato così: questa regola è stata introdotta sotto la spinta dell'Unione europea, che già alla fine degli anni '80 emanò diverse direttive affinché in materia di formazione dei medici specialisti fosse prevista un'adeguata remunerazione in tutti gli Stati membri.
L'Italia ci ha messo un po' ad adeguarsi e recepire il dettame dentro leggi nazionali - tanto che nel luglio del 1987 fu condannata dalla Corte di Giustizia (all'epoca ancora «delle Comunità Europee») - emanate all'inizio degli anni '90. A partire dal 1994 i tirocinanti si sono conquistati così l'ambito diritto a un rimborso, seppure senza contributi pensionistici e previdenziali. Restava invece a mani vuote chi, ormai diventato medico, aveva indossato il camice da specializzando nel periodo precedente, tra il 1983 e il 1993.
Ma come (troppo) spesso succede, dove non riesce la politica ci mette una toppa la giustizia: così la Corte di Cassazione, con una sentenza del settembre scorso (n.17434 del 2015) ha chiarito che hanno diritto ad essere pagati tutti, anche chi ha iniziato il tirocinio nel lontano 1978.
Il risultato è stato, com'è immaginabile, una pioggia di ricorsi, da parte di singoli o attraverso cause collettive, per ottenere dallo Stato i rimborsi non percepiti. Ricorsi che sulle casse pubbliche pesano ancora di più, perché di fronte alla condanna ci sono da pagare anche le spese processuali.
È il caso che si è verificato di recente a Milano, dove ieri 400 medici lombardi si sono visti consegnare simbolicamente l'assegno dalla società privata alla quale si erano rivolti per ottenere il risarcimento.
Parliamo, in tutto, di 15 milioni di euro direttamente dalle casse della Banca d'Italia, ottenuti con diversi procedimenti vinti in sede civile. Un altro risarcimento, di 60 milioni, era arrivato per altri medici nel febbraio scorso.
In Italia si calcola che ci siano quasi 200mila dottori che oggi esercitano come chirurghi, ortopedici, dermatologi, medici di base, insomma tutte le specializzazioni dei camici bianchi, che avrebbero diritto al medesimo risarcimento. Circa 97mila sono quelli che hanno avviato un ricorso.
Per lo Stato queste cause rischiano di essere un costo enorme, he sfiora i quattro miliardi di euro.
Una spesa in più che potrebbe essere ridimensionato attraverso un intervento legislativo di cui
si è discusso ieri nell'incontro al Touring Club promosso da Consulcesip: in Parlamento sono già depositati due disegni di legge che prevedono la soluzione di una transazione tra gli ex tirocinanti non pagati e lo Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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