Via Lecco e via Lazzaretto, la Bullona, la nuova zona della movida di via Burlamacchi (zona corso Lodi), l'Arco della Pace e corso Sempione, l'asse storico di Colonne di San Lorenzo-Ticinese-Darsena e Navigli, piazza Sant'Agostino, corso Como. Nei prossimi giorni si terranno degli incontri tra i cittadini, i gestori dei locali e l'assessore alla Sicurezza del Comune Carmela Rozza per affrontare il tema della movida molesta. «Stiamo portando avanti una serie di ragionamenti con i gestori dei locali, Confcommercio e i residenti per trovare una soluzione che possa essere un modello - spiega Rozza -: i locali di via Lazzaretto per esempio hanno «adottato una sorta di codice etico di autoregolamentazione per cercare di contenere i disagi connessi alla vita notturna nel quadrilatero tra via Lecco, via Lazzaretto, via Tadino, via Castaldi. Qui i locali anticipano la chiusura dalle 3 alle 2, hanno un servizio di steward che allontanano i clienti dopo l'orario di chiusura e li invitano a rispettare la quiete. Ecco io credo che questa possa essere la strada giusta». Certo non tutti i locali hanno aderito e in alcune zone agli steward vanno affiancate pattuglie della polizia locale, come alle Colonne di San Lorenzo, ma questa è la strada che il Comune intende percorrere. «Le cariche della polizia per sgomberare le piazze, come è successo lo scorso luglio a Torino, o le ordinanze antidegrado non funzionano» spiega Rozza.
Sullo sfondo la sentenza del tribunale di Brescia, che ha condannato il Comune a versare 50mila euro a un residente (il fratello dell'ex sindaco Paroli) come risarcimento per danni biologici e patrimoniali causati dalla movida di piazza del Carmine, un tempo zona di spaccio ora una delle più cool della città. L'amministrazione è stata ritenuta responsabile per non aver allontanato centinaia di persone che affollano i marciapiedi davanti ai locali del quartiere fino a notte fonda. La responsabilità dell'ordine pubblico è in capo alla Questura e non al sindaco, come per altro ricorda la circolare di agosto del ministero dell'Interno. Quindi non solo il Comune non ha le competenze in materia, ma nemmeno gli strumenti e le forze per farlo. Questa la linea difensiva del Comune di Brescia appunto che ha impugnato la sentenza. Il danno biologico di cui parla la sentenza? Quello arrecato dal rumore antropico, ovvero dal rumore causato da una folla che schiamazza e di cui il Comune sarebbe ritenuto responsabile. «Cosa facciamo? Mettiamo il numero chiuso nelle strade? - si chiede polemica Carmela Rozza -. Senza contare che in piazza del Carmine, ma vale anche per i Navigli o per altre zone diventate cool e attraenti per il popolo della notte, oltre a rendere vivibili i quartieri, il valore della case è lievitato. Sono sicura che i residenti di via Gola preferirebbero la movida allo spaccio». Il tema è delicato anche perché si tratta di tenere in equilibrio diversi diritti: il diritto della città di vivere e il diritto al riposo dei residenti. Non solo Milano rivendica il diritto alla vivacità e cerca di essere sempre più attrattiva nel mondo, come dimostra la candidatura per Ema ma non solo. «Il turismo, in forte crescita, è motore dell'economia milanese - continua l'assessore - crea indotto diffuso sul territorio e posti di lavoro».
Dall'altra parte esiste il diritto irrinunciabile dei cittadini al riposo. «L'argomento è complesso ed è all'ordine del giorno della discussione di tutte le grandi città europee. Ecco allora che il punto sta nel trovare il giusto equilibrio».Marta Bravi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.