Cronaca locale

Acque e canali per far rinascere la città

Acque e canali per far rinascere la città

«Milano e Lombardia, terre di acque e di canali…». Parole con le quali Carlo Cattaneo, il grande teorico del Federalismo, oggi tornato di moda, amava iniziare i suoi scritti. Parole significative a cavallo tra una lezione, la geografia e l'agricoltura, ma che hanno in sé anche l'immagine di una psicologia e di un modo di essere. Perché questa regione e la sua capitale si rispecchiano come poche altre a livello storico, sociale e culturale, nel composito gioco di fiumi, rivoli, fossati, rogge, canali, laghi e navigli. Un patrimonio di esperienze, paesaggi e opere che ne costituisce l'elemento identitario.

Il libro di Giuseppe Sala, «Milano sull'acqua. Ieri, oggi e domani» edito da Skira, scritto con la collaborazione di Claudio Conti e che si avvale della introduzione di Ermanno Olmi, è un affascinante percorso che va dai Romani ai Visconti, da Sant'Ambrogio a Leonardo, dalla dominazione Spagnola e poi Austriaca, fino a oggi. E' solo negli ultimi decenni che questa relazione tra l'acqua e la fertile terra lombarda si è allentata , come sottolinea Ermanno Olmi, che di questo cambiamento è stato con la sua macchina da presa un attento e partecipe osservatore.

Questo distacco coincide per molti versi con un certo smarrimento della città verso se stessa. La possibilità di una sua rinascita sull'acqua è proprio il tema della parte finale del libro: l'apertura dei Navigli, i nuovi percorsi culturali, il recupero delle antiche vie d'acqua, sono solo alcuni capitoli di una storia che dialoga con il futuro della città e con la qualità stessa della sua vita. Capitoli che riportano anche agli antichi mestieri e la funzione che i corsi d'acqua avevano sia per trasportare merci, bestiame, persone e il meraviglioso marmo di Candoglia che veniva messo sui barconi e portato in piazza Duomo.

La stessa cosa valeva per il legname e il carbone, poi successivamente, considerati materiali, elementi naturali, preziosi per l'edilizia e il riscaldamento, ma anche per l'ebanistica. Già nell'Alto Medioevo era importante l'egemonia delle acqua anche se solo con Leonardo si è toccato il massimo della fusione della meccanica con le leggi della fisica, un contributo che ha portato a rendere molto fertili terre gelide d'inverno o arse d'estate, in un primo tempo lavorate dai frati delle varie Certose e subito dopo dai contadini che impararono ad usare utensili e macchinari prima rozzi e poi sempre più sofisticati per creare zolle soffici bagnate dalle acque che provenivano dagli affluenti dei fiumi lombardi primo fra tutti il Po, l'Adda e il Ticino.

Canali e vie d'acqua come il Lambro, la Martesana, il Seveso, eccetera racchiudo in sé segreti e storie si sono tramandate fino ai nostri giorni. Attorno ai Navigli sono anche nati riti e feste. Il famoso tuffo nei giorni della Merla, quelli più freddi dell'anno ha ancora parecchi aficionados.

Ma va ricordato che questi corsi d'acqua hanno anche dato da lavorare a intere aziende a partire da quelle elettriche (Gaetano Moretti costruì a Cassano, una delle «moderne» centrali), a Vaprio D'Adda nacque il Villaggio Operaio Crespi e le centrali monumentali dell'architetto Piero Portaluppi oggi diventati sono monumenti nazionali.

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