Albertini: così Letizia mi disse «ferma i posteggi»

LO SCHIAFFO L’attuale europarlamentare: «Ritardi e ripensamenti non sono dipesi da me»

Albertini: così Letizia mi disse «ferma i posteggi»

Nessuno ne vuol parlare, ma nel centrodestra sembrano essere cominciate le «primarie». Non si candida a sindaco (almeno a parole) Gabriele Albertini. Non vuole «azzannare la Moratti», ma assicura di non sentirsela proprio «di fare il boia e l’impiccato». Alle spalle, al ristorante Giannino, le foto di un Silvio Berlusconi in versione presidente del Milan che alza le coppe. Sul tavolo, un dossier con cui ribattere punto per punto, con la sua solita meticolosità meneghina, alle accuse di Letizia Moratti che per i cantieri dei posteggi sotterranei di Daresena, Sant’Ambrogio, piazza XXV Aprile e piazza Meda, mercoledì in consiglio comunale aveva detto di aver finalmente «chiuso proprio in questi giorni alcune ferite aperte in città». Non l’azzannerà («non sino mica uno stupido»), ma è uno sgarro che Albertini non ha nessuna intenzione di perdonarle. «Io - spiega - sono stato il responsabile del piano parcheggi. Ma non di ritardi, ripensamenti, revisioni, cantieri aperti e non chiusi».
La replica della Moratti è secca e tagliente. «Amo questa città e non voglio entrare in nessun tipo di polemica: il mio lavoro per la città è positivo e costruttivo - ha spiegato durante la visita all’Arengario dove nascerà il museo del Novecento - E questa giunta sta dimostrando di lavorare in modo concreto e intenso». Un botta e risposta che apre una lunghissima campagna elettorale, come testimonia la corsa nel pomeriggio a Palazzo Marino del colonnelli del Pdl Maurizio Lupi e Ignazio La Russa. «Ho già un lavoro al parlamento europeo - assicura Albertini - Sono il presidente della commissione Esteri. La più importante. Studio fascicoli delicatissimi, incontro capi di Stato. Voglio chiarire solo per amore della verità». Ma se gli si chiede chi veda bene a Palazzo Marino, si guarda bene dal fare il nome della Moratti. Nonostante allora fosse stato proprio lui a indicarla per primo insieme a Paolo Del Debbio (altro nome in corsa che presto potrebbe scendere in campo). «Maurizio Lupi - sorride oggi Albertini - sarebbe un bravo sindaco. È nato a Baggio, è intelligente, è stato un ottimo assessore. E, come molti di quella squadra, ha poi fatto carriera. Poi è giovane. E ha un buon rapporto con la cittadinanza». Tutte caratteristiche che, a leggere bene, possono essere perfidamente lette come una bocciatura della lady di ferro. «Non voglio - arretra Albertini - essere quello che dà la scossa alla barca su cui naviga insieme agli altri». Scrupoli che non sono in molti a farsi. Le troppe assenze nei banchi del centrodestra alla seduta del consiglio comunale dove lady Letizia doveva fare il suo discorso alla città? «Lascia perplessi che in un momento così importante il numero legale sia stato garantito dall’opposizione di centrosinistra».
Il piano parcheggi, dunque. Da difendere anche perché «l’ho organizzato io da dittatore». Albertini, infatti, era commissario straordinario del governo a Traffico, trasporti e mobilità. Un modo per accelerare tempi e procedure burocratiche in deroga a leggi dello Stato e amministrative per decidere su oltre 3 miliardi di investimenti in opere pubbliche. Un appoggio gli arriva anche dal centrosinistra. «Non ho mai condiviso la politica sui parcheggi di Gabriele Albertini - spiega il capogruppo del Pd in Comune Pierfrancesco Majorino -, ma a lui va riconosciuta una cosa: è stato un sindaco coerente e cocciuto che le sue battaglie le ha portate avanti a viso aperto. Oggi con Letizia Moratti siamo di fronte ad una situazione ben diversa. Il primo cittadino è ambiguo, pensa al suo salotto e non sceglie in modo trasparente». Albertini, invece, oggi racconta di aver incontrato la Moratti durante la campagna elettorale insieme a Paolo Glisenti, allora il suo più fidato consigliere. «Lei mi prende le mani e mi dice: “devi bloccare il piano parcheggi”. E così da gentiluomo, pur non essendo d’accordo, ho bloccato tutto». Pentito? «Col senno di poi sì. Se fossi andato avanti, oggi Sant’Ambrogio e Darsena sarebbero già stati completati». La colpa della Moratti? «Non colpa, che è un giudizio morale, ma responsabilità.

Aver ascoltato i pochi del dissenso organizzato, i comitati di quartiere contrari e non i sessantamila residenti che volevano un box». Ora Sant’Ambrogio partirà con anni di ritardo e l’altro non si farà. «E il recupero della Darsena non sarà pagato dai privati, ma dovrà essere finanziato con le esangui finanze del Comune».

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