Anziani e soli, identikit dei clienti-tipoGli «scommettitori seriali»

La clientela delle slot machine è trasversale. Attraversa sesso, classe sociale, origine etnica. C'è il giovane disoccupato, c'è il «nerd» patito di qualunque tipo di gioco tecnologico, c'è il lavoratore a giornata che viene dall'est europa.
E poi, c'è la categoria che non ti aspetti, e che invece è tra le più diffuse: la signora anziana. «Persone sopra i cinquant'anni. Anche donne, di quelle che vedi per strada e pensi che stanno andando a prendere i nipotini». Invece, magari per solitudine, o perché quando la pensione è troppo misera non ti resta che sognare di «moltiplicare» il denaro, davanti allo schermo colorato e rumorose delle macchinette trascorrono anche intere giornate. «Cambiano 20 euro, poi un biglietto da 50 , e un'altro ancora», racconta Stallone. Qualcuna magari si vergogna e indossa occhiali scuri, foulard e cappello, per evitare di farsi riconoscere da altri parenti che vivono in zona . Altre si fanno completamente travolgere.

«Si crea un meccanismo di illusione, la gente è convinta di vincere perché magari passa da un primo incasso di 5 euro al decimo di 15 o 20: ma non si tiene in conto che nel frattempo i soldi giocati sono molti di più, e che in realtà la percentuale di vincita si abbassa via via che si insiste nelle giocate».

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