Architettura in passerella alla Triennale

In 44 si sfidano per la medaglia d'oro nel design di case e paesaggi

I migliori architetti del panorama nazionale sfilano oggi in Triennale per ricevere il premio più ambito: la Medaglia d'oro per l'architettura italiana. Sono 44 i finalisti, suddivisi in sette sezioni: nuovi edifici, paesaggi e spazi urbani, infrastrutture, riconversione e restauro, allestimenti, interni e opera sociale. Sempre oggi apre la mostra, esposta dedicata alle opere dei professionisti in gara. Fra loro c'è lo studio Alvisi Kirimoto + Partners, presente nella sezione nuovi edifici con la cantina Podernuovo, costruita nel 2013 nelle campagne toscane. Un edificio che mette in totale sintonia design, tecnologia e natura. Lo stesso studio è stato molto attivo anche a Milano nel recente passato, contribuendo alla progettazione della Fondazione Prada.«Il premio è un appuntamento importantissimo per tre motivi: assegna un riconoscimento prestigioso a un progetto realizzato spiega l'architetto Massimo Alvisi -. Inoltre i finalisti sono in mostra alla Triennale, un risultato straordinario soprattutto per gli architetti emergenti. Infine, la selezione dei finalisti fotografa lo stato dell'architettura italiana». Non è un caso che il premio sia assegnato a Milano, che nei mesi di Expo ha saputo mettere in risalto la sua attenzione per l'innovazione e il suo spirito internazionale. «L'eredità di Expo è la creazione di un polo cognitivo, un luogo per la ricerca che contribuisca a ridurre il divario attualmente enorme tra benessere alimentare e indigenza prosegue -. L'esposizione universale può continuare a essere un grande laboratorio in evoluzione per la ricerca sulle risorse e la loro accessibilità in tutto il mondo».Nel recente passato di Alvisi Kirimoto + Partners c'è la nuova Fondazione Prada. «Abbiamo collaborato con lo studio di Rem Koolhaas conclude l'architetto -. Credo che la Fondazione sia destinata a segnare un punto di innovazione e rivoluzione rispetto al concetto di restauro, recupero e rigenerazione urbana.

Ci troviamo in una zona periferica, con un forte connotato post-industriale, oggetto di radicali trasformazioni. Il coraggio è quello di aggiungere cultura e arte a un luogo potenzialmente desolato e desolante, che invece si trasforma in nuova centralità».

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