Era stata annunciata fra le polemiche, e non poteva che finire in polemica questa settimana della moda. Ieri, dopo la sfilata di Armani, Re Giorgio è arrivato a mettere in discussione il concetto di sfilata. Motivo? Le critiche di alcuni giornali sulle bombette che, domenica, hanno completato i raffinatissimi look della sfilata Emporio Armani, e un attacco alla moda-spettacolo: «Sotto i mie cappelli ci sono abiti che si possono portare. Un conto è abbacinare con uno spettacolo ambientato nell'antica Bisanzio», ha detto riferendosi chiaramente alla sfilata di Dolce&Gabbana «un altro è fare moda, che è vita. Non sono d'accordo con questo sistema: dobbiamo fare vestiti che si portano, che la gente vuole, e che si trovano nei negozi, non solo sui giornali». E poi: «C'è chi vuol vendere e chi vuol solo far parlare e intorno a questa moda ci marciano in tantissimi. I mercati nuovi hanno bisogno della linfa di sfilata, ma io metto in discussione il concetto di show». Ma a scaldare i toni ci aveva già pensato la stampa estera. «La fashion week di Milano è in crisi?» titolava l'Huffinghton Post l'altro giorno, scrivendo che grossi nomi come Tom Ford hanno preferito Londra perché a Milano i buyer stranieri scarseggiano, e che in Italia ci sono i grandi nomi, «ma l'ultima grande esplosione di designer italiani è stata negli anni 70». Una stilettata discutibile perché in calendario, fra le 71 sfilate e le 50 presentazioni di questi giorni, i giovani di talento non mancano: da Cristiano Burani a Chicca Lualdi, da Marco De Vincenzo a Colangelo che ha ridato linfa vitale alla storica griffe Genny, e fra i più famosi, Francesco Scognamiglio, Aquilano e Rimondi e il nuovo astro Fausto Puglisi. Per non parlare dei giovani di White, dei Vogue Talents e di quelli (bravissimi) di Super: da Caterina Gatta ai Leitmotiv fino a San Andres. E oggi sfilano i giovani di Next Generation e di Nude, anche se in molti sono già partiti per Parigi. Tra ieri e oggi sono andati in scena anche gli ultimi party, dove, a dispetto di quanto dice la stampa estera, in questa settimana si sentiva quasi solo parlare straniero: la stampa e i buyer internazionali non sono certo mancati nei parterre più importanti come ai tanti eventi in location storiche ma anche in nuovi gioielli come la Diamond Tower.
E a smentire chi vede Milano in crisi, ci sono anche i dati: secondo la Camera di commercio di Monza e Brianza le sfilate e la moda portano a Milano, province e hinterland circa 150 milardi di euro l'anno (Parigi 100). Mentre la Camera di commercio di Milano rivela che nel 2012 le esportazioni del settore moda milanese sono cresciute del 10,2% grazie ai nuovi mercati (Corea del Sud, Singapore e Cina), e che nel settore abbigliamento la Lombardia è al primo posto per numero di imprese (Parigi al terzo).
Prima della fashion week Donatella Versace aveva dichiarato: «Sto lavorando per trovare un manager super partes per Camera Moda», invitando i colleghi a un tavolo.
Ora Armani risponde: «Camera Moda dovrebbe difenderci dagli attacchi: più che di un ad, servirebbe un portavoce per tutti noi stilisti».
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