Auto in fuga dalla polizia rischia di fare una strage

Gli estremi perché qualcuno facesse la brutta fine di Paolo Armenise stavolta c'erano tutti. Appena una settimana fa, il 13 giugno, l'architetto carrarese 48enne venne speronato e ucciso qui al Corvetto dalla vettura di tre marocchini in fuga a folle velocità in tangenziale ovest. I balordi avevano appena forzato un posto di blocco dei carabinieri e avevano fretta di «telare». Il professionista morì sul colpo, i tre banditi vennero catturati tre giorni dopo.
Venerdì pomeriggio poteva capitare qualcosa di molto simile ai «Falchi» della squadra mobile, ma stavolta è andata veramente bene a questi ragazzi. Giovani agenti e ispettori che, avvalendosi dell'agilità offerta dalla moto, perlustrano il territorio, cercando di focalizzare il più velocemente possibile quel che non va, risolvere le situazioni al momento, intervenendo con la maggiore prontezza posibile. E infatti stavolta, alla fine del loro intervento da brivido, è finito in manette un marocchino pregiudicato di 36 anni, Hamid Sabri, che trasportava sulla sua Lancia Y («sua» per modo di dire: l'auto era intestata a un altro tizio e in via di rottamazione, ndr) ben sette chili di eroina e un mezzo chilo di cocaina. Valore all'ingrosso: su per giù 20mila euro. Particolare interessante: l'arrestato, che abita a Vigevano dove risulta coniugato, possiede una regolare carta di soggiorno. Segno che dovrebbe dimostrare che vive in Italia da almeno una decina d'anni. E che ci lavora pure.
Poco prima delle 19, nel territorio di Novate Milanese, i poliziotti lo vedono in auto e lo fermano. Ha l'aria un po' elettrizzata Hamid. E quando la poliziotta gli si avvicina per chiedergli i documenti lui la spiazza scansandola con violenza con una retromarcia improvvisa e inaspettata riuscendo a evitare la poveretta, a non investirla, giusto per un pelo. Quindi il marocchino si scontra con una vettura della polizia, va a sbattere su due macchine parcheggiate ai bordi della strada danneggiandole pesantemente, riuscendo infine a «divincolarsi» da quella morsa di lamiere per scappare a tutta velocità verso Bollate.
Naturalmente ne nasce un inseguimento con i Falchi. Hamid guarda dritto verso di sé e pigia l'acceleratore: per lui non ci sono incroci, stop, precedenze da rispettare. Dietro di lui le moto della Mobile non lo perdono di vista un secondo.
Forse però lo straniero non conosce la zona o è solo troppo ansioso di togliersi dai guai. Al punto che ci finisce dentro, in pieno. Il marocchino, infatti, imbocca via Cascina del Sole, una strada di Bollate senza uscita. Quando se ne accorge fa inversione, blocca la sua Lancia, esce dall'abitacolo e si mette in fuga correndo. Quando i Falchi lo bloccano l'uomo sferra pugni a tutti quanti. «Perché tanta foga?» si chiedono i poliziotti. È presto detto: nel bagagliaio il pregiudicato trasporta la droga - eroina e cocaina - imbustata (il panetto più piccolo pesa poco meno di 500 grammi). Sulla vettura c'è persino un bilancino.

Il nordafricano di fronte a tutto quello stupefacente si chiude a riccio, non dice nulla, si lascia mettere le manette. È finita e lo sa. Ma mettersi a menar le mani non è mai una mossa vincente, soprattutto con le forze dell'ordine. E così, oltre alla detenzione ai fini di spaccio, ad Hamid viene contestata anche la resistenza.

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