Balzani prenota la poltrona e i colleghi la contestano

Cena tesa con Sala sulla lista «arancione», l'assenza del sindaco allontana l'accordo Polemica da parte di alcuni assessori: «Fuoriluogo pretendere ora il posto da vice»

Chiara CampoLa cena dei lunghi coltelli. Il match a tavola tra Francesca Balzani da un lato e Beppe Sala e il segretario del Pd Pietro Bussolati dall'altro, è proseguita fino a tardi e - comunque sia finita - condizionerà la campagna del manager per Palazzo Marino. Più spostata a sinistra (e con qualche mal di pancia tra i contrari all'accordo) o con i comitati del 2011 contro. L'assenza a sorpresa del sindaco, che doveva essere l'ospite d'onore, non depone a favore. La questione della poltrona da vice pretesa dalla Balzani alla vigilia dell'incontro per accettare la guida di una «lista arancione» che tenga stretto l'elettorato di sinistra è stato il vero nodo, e ha già acceso polemiche da parte di alcuni assessori. Con ordine. La vicesindaco Balzani aveva chiesto due giorni fa un incontro con l'ex sfidante alle primarie prima di sciogliere la riserva sulla lista arancione. «Non metterei in gioco la mia credibilità» aveva detto se non si trattasse di un progetto «protagonista» della campagna o dal «mero sapore elettorale». In sintesi: se mr Expo non accetterà da subito il ticket, garantendomi il ruolo di vicesindaco, non se ne fa nulla. E senza «lista Balzani» rischia di concretizzarsi la candidatura dell'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo con la lista «Milano in Comune» che riunisce la sinistra radicale, socialisti, mondi civici, anche un pezzo di Sel. Un incubo per Sala. Pure il partito di Vendola peraltro ha condizionato il sostegno a Sala alla lista Balzani. Il fronte elettorale contro il Pd rischierebbe di allargarsi pericolosamente. E poichè il premier Renzi sa che il voto su Milano è nazionale, volendo azzerare i rischi ha fatto dichiarare già lunedì al vicesegretario Pd Lorenzo Guerini che i segretari milanesi devono «impegnarsi perchè la lista Balzani ci sia e abbia un ruolo protagonista». Ai sostenitori della vicesindaco è suonato come un ordine di scuderia, anche se poco gradito forse a Bussolati: in questi giorni ha ribadito che ruoli futuri in giunta andranno decisi dopo il voto, anche sulla base delle performance elettorali, o si scatenerebbe la fila fuori dal comitato di Sala. E dal suo quartier generale prima della cena erano fiduciosi in un accordo con la Balzani, con o senza garanzia del ticket. I più vicini a Sala invece non davano affatto per scontato il finale. Poi il colpo di scena, la strana assenza del sindaco che ha alimentato l'ipotesi dello strappo.Già nel pomeriggio sono emersi i malumori di un pezzo della giunta. «Secondo me - scrive su Facebook l'assessore Pierfrancesco Majorino, ex sfidante alle primarie - il centrosinistra milanese ha bisogno di darsi una mossa. Discutendo di idee e contenuti, prima che di posti e liste». Questo «è il momento dei contenuti - sostiene anche la collega Chiara Bisconti -. chiedere adesso di fare il vicesindaco è fuoriluogo». La composizione della giunta «è quasi un tatticismo, deve basarsi sulla meritocrazia e sulle competenze che si complementano a vicenda, aspetti sui quali Pisapia è stato un maestro. Ora ci sia un bel confronto sui contenuti: lì sì che Balzani è fondamentale, e Sala dovrebbe nutrirsi dei contenuti che lei può offrire». Diversa la linea di Carmela Rozza: «La priorità è l'unità tra i partiti che hanno partecipato alle primarie e che ogni forza sia ben rappresentata. La politica impone gli accordi necessari».

Critico il capogruppo di Forza Italia Pietro Tatarella: «Anziché concentrarsi sui contenuti, sulle proposte concrete per migliorare la vivibilità di Milano e su una visione di futuro, il centrosinistra pensa unicamente a spartirsi le poltrone».

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