«Lo sport accessibile a tutti» è lo slogan della «Bebe Vio Academy», che a maggio ha festeggiato la fine del primo anno al Centro sportivo Iseo e ha aperto subito le iscrizioni per il secondo, i corsi partiranno il 3 settembre. L'Academy è rivolta a giovani con disabilità fisiche (amputati, persone in carrozzina e cerebrolesi) ma anche a giovani senza disabilità che vogliano sperimentare alcune discipline sportive nella versione paralimpica. Ogni iscritto può cimentarsi in cinque attività diverse, dalla scherma in carrozzina al sitting volley, basket in carrozzina, atletica paralimpica fino al calcio amputati. Nel primo anno, tra ottobre e maggio, la Bva ha raccolto la partecipazione di circa 50 bambini e ragazzi (tra i 6 e i 18 anni) divisi tra due centri sportivi comunali. Dal 3 settembre o corsi si terranno il martedì e giovedì pomeriggio tra le 15 e le 19 al PalaIseo e al Bicocca Stadium.
La campionessa paralimpica di fioretto ha più volte dichiarato che il suo sogno è «far crescere il movimento paralimpico in Italia, entro otto anni deve raggiungere lo stesso livello di quello olimpico». E Milano, che nel 2026 ospita i Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026, può stringere i tempo. Esperienze come l'Academy, promossa da Bebe Vio in collaborazione con Nike dall'associazione Art4sport, contribuiscono a dare «gas».
Ne è convinta anche l'assessore comunale allo Sport Martina Riva, che nei mesi scorsi è andata personalmente a testare i metodi di allenamento promossi nell'impianto PalaIseo gestito da Milanosport, società del Comune. «Lo sport è strumento di crescita personale e comunitaria, va fatto scoprire sin da bambini e va alimentato nel rispetto delle diversità e delle abilità di ogni singolo - sottolinea Riva -. La Bebe Vio Academy ha ben chiaro questo messaggio e attraverso la sua attività sta dimostrando che qualsiasi disciplina sportiva non può prescindere dai principi di inclusione, integrazione, lealtà ed equità. A Milano organizzeremo i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026, si tratta di un compito di grande responsabilità, ma allo stesso tempo anche di un'importante opportunità. Abbiamo l'occasione di contribuire, sia nella fase di preparazione dei Giochi sia durante le gare, a quel cambio di mentalità e a quello slancio culturale di cui il movimento paralimpico in Italia ha bisogno». Dopo questo primo anno, afferma Bebe Vio, «siamo davvero entusiasti. Già dopo pochi mesi di attività ciascuno di loro guarda solo le abilità degli altri e non si preoccupa più se uno ha una disabilità o meno, perché vedono gli altri solo come compagni di squadra da aiutare per vincere insieme».
E un genitore racconta che per il figlio «far parte di un gruppo di allenamento è stata un'occasione di socializzazione importante. Aveva bisogno di sentirsi parte di un gruppo eterogeneo e inclusivo e questo è stato un grande successo».
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