Berlusconi vuole il patto con la Lega Albertini gioca la carta dei sindaci

Berlusconi vuole il patto con la Lega Albertini gioca la carta dei sindaci

(...)Ma intanto il clima elettorale ha già cominciato a surriscaldarsi. Perché dopo la standing ovation dell'altra sera arrivando alla cena organizzata con l'anima an del partito da Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri al termine della manifestazione «Sempre con gli italiani. Mai con la sinistra» e la lettera degli ottanta intellettuali e imprenditori, ora Gabriele Albertini incassa anche l'appoggio di quasi duecento amministratori locali. E tutti del Pdl, a testimonianza di un partito che sulla sua candidatura si sta spaccando. Una risposta a chi, soprattutto nella sede del partito in viale Monza, accusava l'ex sindaco di non avere molto seguito sul territorio. E, conoscendone il carattere, una risposta alla botta rifilatagli proprio da Mantovani che sabato di lui aveva detto che «è uno che sputa nel piatto dove ha mangiato, vuole stracciare la tessera de Pdl, ma gli è servita per farsi eleggere al parlamento europeo e per altri incarichi». E, allora, in attesa di decidere se sia il caso di uscire definitivamente dal Pdl che già ha dichiarato di «non frequentare», restituire la tessera, Albertini mostra di poter tentare la scalata al partito grazie alle 193 firme di sindaci, assessori, capigruppo e presidenti di consigli provinciali e comunali della Lombardia. E coordinatori proprio del Pdl. Tra gli altri il presidente consiglio Provinciale di Brescia Bruno Faustini, l'assessore provinciale di Milano Paolo Del Nero Paolo e i consiglieri della Provincia di Milano Marco Martino, Giuseppe Marzullo e Paolo Gatti, il vice coordinatore provinciale del Pdl a Milano Luca Del Gobbo e i consiglieri comunali a Monza Pierfranco Maffè e Domenico Riga. «Il segnale inequivocabile - ha detto Albertini ringraziandoli - della forte e pressante richiesta di buona amministrazione conseguenza della buona politica. Sono orgoglioso che a fianco a noi si stringano quegli amministratori locali che quotidianamente con grande passione e autentico spirito di servizio si impegnano per il proprio territorio».
Parole di zucchero, soprattutto dopo lo scambio al veleno con il probabile candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli a cui Albertini ha contrapposto un deciso «non accetto di essere accostato alla parola mafia» all'accusa di connivenza del centrodestra con la criminalità organizzata. Perché in un'intervista a Telelombardia, Ambrosoli aveva accusato i candidati alla Regione del centrodestra di aver «aperto le porte del consiglio alla mafia, hanno questa responsabilità. Non rompono il sodalizio o, se la fanno, è un'opzione solo di facciata».

Accuse respinte con sdegno da Albertini che ha augurato al figlio dell'«eroe borghese» di «ritrovare lo stile», rivendicando la «tolleranza zero contro tutte le mafie e il malaffare» dimostrata durante i suoi due mandati da sindaco.

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