«Falcidiata la sinistra» è la buona sintesi di un Democratico di lungo corso come Carlo Monguzzi che a metà pomeriggio su Facebook fa una rapida sintesi della situazione liste elettorali del Pd: «Casini a Bologna, Lorenzin a Modena, Tabacci a Milano e, sempre a Milano, Tommaso Cerno, il neo condirettore di Repubblica (e già candidato in An). E poi Mattia Mor. Come si fa a trovare una recondita motivazione per votare Pd?». Domanda (retorica) che gira tra i colonnelli e la base del partito di fronte alle liste partorite dalla riunione fiume al Nazareno chiusa ieri alle 4 di notte tra le polemiche. La bufera ha investito ovviamente anche Milano, considerata una della roccaforti dem. Capolista alla Camera all'uninominale nel Collegio 1 di Milano a sorpresa non è la leader radicale Emma Bonino, ma il centrista Bruno Tabacci, ex assessore al Bilancio di Pisapia. E il risultato nel collegio 1 sarà letto (anche) come una «pagella» al sindaco Beppe Sala che non a caso è sul piede di guerra con il segretario Matteo Renzi. Nel collegio 2 capolista è il ministro bergamasco Maurizio Martina e non la deputata Lia Quartapelle da sempre politicamente attiva a Milano. Renziana della prima ora, dopo il referendum si è staccata dal leader per entrare nell'orbita di Sala e ha pagato. Martina, in lista anche nel plurinominale a Bergamo, dopo la levata di scudi ha offerto il posto milanese a Quartapelle, ma l'onorevole ha rifiutato e sarà candidata a Bologna. Capolista al collegio 3 l'imprenditore Mattia Mor, amico di Renzi fin dai tempi degli scout, una parentesi in tv con «Uomini e Donne» e «Grande Fratello», responsabile di una piattaforma del lusso cinese on line. La sua campagna elettorale è iniziata mesi fa sotto traccia con il progetto «#hosceltomilano» che ha occupato a lungo gli spazi pubblicitari del Comune (non si farà attendere la protesta dell'opposizione). Al collegio 4 il cattolico Paolo Cova, al 5 Emilia De Biasi, al 9 (Milano-Sesto San Giovanni) Sara Valmaggi. Enrico Brambilla è capolista a Gorgonzola, Enrico Casati a Cinisello, l'ex Pdl Angelo Capelli a Rozzano.
Paracadutata in Lombardia il ministro Maria Elena Boschi, nel plurinominale per la Camera nel collegio Cremona-Mantova (dopo di lei in lista Luciano Pizzetti, Elena Bonetti, Armando Trazzi). Il ministro all'Istruzione Valeria Fedeli spunta nel proporzionale per il Senato a Pavia-Cremona-Mantova. Sempre per il Senato, in Lombardia 2 (Bergamo-Brescia) Simona Malpezzi e Antonio Misiani, in Lombardia 3 (Varese) il coordinatore regionale del Pd Alessandro Alfieri, Caterina Bini, Roberto Cociancich, in Lombardia 4 (Milano) Tommaso Nannicini, ancora Malpezzi, Eugenio Comincini («super blindato» dai segretari locali) e la consigliera comunale Diana De Marchi e in Lombardia 5 (Monza-Sesto) Franco Mirabelli, Simona Malpezzi, Roberto Rampi e Cherubina Bertola. A Milano per gli uninominali al Senato ecco Cerno (che lascia Repubblica) e Mirabelli, il radicale Marco Perduca a Legnano, Michela Fiorentini a Rozzano, Simona Malpezzi a Cologno, Cherubina Bertola a Monza, Daniela Gasperini a Sesto (che potrebbe rinunciare per la Regione). A Mantova spunta il formigoniano Paolo Alli.
Ottiene la deroga al limite dei mandati e corre nel plurinominale per la Camera a Monza Barbara Pollastrini. È anche nel collegio di Bollate-Sesto, prima di lei Matteo Mauri e dopo Gianfranco Librandi e Simona Buraschi. Al collegio 3 di Milano Emanuele Fiano seguito da Lisa Noja, Ivan Scalfarotto e Alessia Potecchi. Noja, già delegata di Sala alle politiche per i disabili, era tra i nomi papabili anche per la giunta, ma Renzi ha battuto sul tempo il sindaco. Che, ancora una volta, non ha gradito. Come non ha gradito le telefonate ai suoi assessori Cristina Tajani e Pierfrancesco Majorino, sondati (senza avvisarlo) per le liste. Noja guiderà la lista nel collegio 4 (seguono Peluffo, Gadda e Razzano).
In Lombardia 2 (Varese-Busto) Gadda, l'ex Forza Italia Maurizio Bernardo in Lombardia 3 (Brescia) con Alfredo Bazoli, Francesca Raciti, Guido Galperti. Capolista in Lombardia 4 il vicesegretario renziano Lorenzo Guerini, seguito da Gadda e Matteo Colaninno.
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