Cronaca locale

Il burattino torna a teatro sulle tracce di Carmelo Bene

Con «Mangiafoco», il regista Latini riporta in scena un grande cult: «Ogni italiano si rivede in Collodi»

Il burattino torna a teatro sulle tracce di Carmelo Bene

Una conferenza in punta di naso, quello lungo di Pinocchio, carico di reticenze e dispetti, ha annunciato il debutto di Mangiafoco, che vedremo al Teatro Studio Melato dal 28 novembre al 22 dicembre (dopo la prima a Matera, alla Serra del Sole, il 21 e 22 novembre). Roberto Latini, autore, regista e in scena con altri sei attori, ha fatto di tutto per non raccontare al pubblico di addetti ai lavori, e di allievi della scuola del Piccolo, che cosa sarà il suo spettacolo. Risultato: la conferenza stampa si è trasformata in un momento teatrale che qualcuno dei presenti (esagerando) ha paragonato a un'azione da situazionisti, con buona pace del defunto Guy Debord. Altri, forse per mascherare l'imbarazzo di tener bordone all'anguilla Latini, che sgusciava infastidito pure da banali domande («c'è la scenografia?», «in scena c'è ghiaccio?», «che personaggio dei fumetti viene evocato, Topolino o Paperino?»), ha tirato fuori dal sacco Carmelo Bene. «Ricordo - ha detto il direttore del Piccolo, Sergio Escobar - che pure Bene si seccò quando gli chiesero in conferenza stampa di raccontare cosa fosse il suo Pinocchio». Bravo Escobar, anche se il paragone Carmelo Bene-Roberto Latini è un po' forzato.

Il lettore a questo punto dirà: pure il nostro cronista di fatti teatrali la tira in lungo; invece di anticipare sulla pagina ciò che vedremo in sala, ci tedia con il resoconto di una conferenza durante la quale il drammaturgo sta zitto, non risponde e se parla divaga. Tra le divagazioni, Latini ha detto che gli pare di ricordare d'aver visto, quando bambino studiava dalle suore Somasche, a Roma, il Pinocchio di Bene; poi ha aggiunto di essere stato, nella vita, un perfetto Lucignolo; e ha concluso sostenendo che ogni italiano può trovare nel libro di Collodi il suo doppio, o perlomeno qualcuno che gli somiglia, nella vita.

Potrebbe trattarsi di Mangiafoco, il teatrante per vedere il quale Pinocchio vende l'abbecedario compratogli, con sacrifici, da papà Geppetto; ed è come se vendesse la cultura dell'umile, negandosi il riscatto. Sì, Latini in scena è Mangiafoco, o forse no, non lo sappiamo con certezza: così è se ci pare.

La conferenza stampa è finita con qualche faccia perplessa e molti applausi, di giovani che uscivano dicendo «grande Latini, grandissimo». Perché Latini, che al Piccolo ha portato con successo il suo «Teatro Comico» da Goldoni è, come si dice, un autore di culto: e con Mangiafoco lo confermerà.

Giorgio Manganelli nel 1977 scrisse «Pinocchio, un libro parallelo»: nelle avventure del burattino di legno, dal naso freudianamente allungabile, vedeva lo specchio distorto della realtà e il lato occulto e teatrale dell'esistenza. Crediamo sia così pure per Roberto Latini. Lo spettacolo è una coproduzione del Piccolo con Fondazione Matera Basilicata 2019, nell'ambito del progetto «Topoi.

Teatro e Nuovi Miti».

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