C'è l'«App» per misurare l'autostima delle donne

«La legge 119 sul femminicidio deve contemplare anche la famiglia d'origine. Nel testo sono citati marito, convivente, fidanzato come responsabili della violenza contro la donna, ma non si parla mai di padre, fratello, cugino. Questa è una grave lacuna e dobbiamo avere il coraggio di dirlo. L'abitudine della donna ad essere maltrattata comincia proprio da lì, dal primo nucleo famigliare». L'avvocato Francesca Passerini è responsabile per la Lombardia dell'App «Save the Woman», presentata ieri in anteprima a Milano, un progetto che è promanazione della onlus «Sos Vittime» della criminologa Roberta Bruzzone.
L'App si scarica gratuitamente sul cellulare e contiene trentasei domande studiate per valutare il livello di autostima della persona. «Nel rapporto con gli altri mi sento spesso sbagliata?», oppure «Nei momenti di difficoltà a chi chiedo aiuto?». Sono interrogativi apparentemente superficiali che non entrano nel vissuto più oscuro della donna, ma servono per comprendere quanto profonda invece sia l'incapacità di considerarsi un essere con il totale diritto al rispetto.
«L'App viene presentata per la prima volta in Lombardia, in quanto territorio che ha il tasso più elevato di tendenza al femminicidio. A Milano negli ultimi dieci mesi ci sono stati 77 casi di violenza contro la donna, pari al 53% di tutto il territorio nazionale». Mobbing e stalking anche sul luogo di lavoro diventano oggi corollari di una parola «femminicidio» che non implica solo il gesto estremo dell'assassinio fisico, ma tutta una serie di maltrattamenti che la persona femminile subisce da parte di quella maschile, che scarica sull'altra metà tutte le sue debolezze e frustrazioni. E voi scaricate sul vostro cellulare «Save the Woman», care signore, e riceverete un codice in modo che nell'anonimato potete mettervi in contatto con consultori e centri specializzati che possano venirvi in aiuti, visto che la 119 ha stanziato dieci milioni di euro per venirvi incontro.
«L'App punta alla tutela preventiva della donna. E' la prima iniziativa che si occupa di evitare il peggio, non di intervenire quando il peggio è accaduto. Per questo come testimonial sono state scelte persone che hanno un forte impatto sul territorio, come Guglielmo Stendardo, difensore dell'Atalanta, e la Leonessa Basket di Brescia. Un caso come quello della Fico e Balotelli rientra in un principio di violenza, non è da archiviare pensando che tanto sono cose da ricchi».
Bisogna scoperchiare le case, entrare dentro, per comprendere il livello di maltrattamento a cui è soggetta una donna fin da bambina. Recentemente a Milano una signora di 61 anni ha denunciato il marito di 63 dopo quarantaquattro anni di violenze in presenza dei figli. «Anche questa è un'aggravante - sottolinea Francesca Passerini -.

I gesti di cattiveria del marito verso la moglie diventano più pesanti quando accadono in presenza di minori, motivo che rafforza il concetto che la legge sul femminicidio deve riguardare l'intera famiglia, partendo proprio dalle origini, dalla famiglia patriarcale che attribuisce all'uomo la possibilità di permettersi qualsiasi cosa nei confronti di una moglie e di una figlia».

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