Il capoluogo Grillo qui non sfonda

Assieme a Mantova, Milano vota in controtendenza. E resta arroccata alla promessa fatta nel 2011. Nel maggio di due anni fa Giuliano Pisapia vinse la poltrona da sindaco con il 48% dei voti (di cui il 28,6% arrivato dai ranghi del Pd). Ed ora il popolo dei radical chic torna alle urne confermando la sua scelta di campo. Il Pd ottiene il 29% dei voti alla Camera e il 32% al Senato. A differenza della provincia, della regione e del resto d'Italia, il capoluogo lombardo insiste e confina il Pdl a poco più del 20%, la Lega il 7% e la coalizione di centrodestra il 30,80%. Nonostante abbia riempito piazza Duomo, Beppe Grillo spopola nella Milano-bene della sinistra dei salotti: il Movimento 5 stelle si ferma al 17% e, a quanto pare, a nulla sono serviti gli appelli di Dario Fo e l'appoggio di Celentano. Fare per Fermare il Declino, che ha organizzato i suoi primi incontri proprio nei teatri milanesi, non trova particolari consensi ma, se non altro, si toglie la soddisfazione di battere la Rivoluzione civile di Antonio Ingroia. A sorpresa Monti fa il pieno di voti in centro: 23,1% al Senato e il 24,4% alla Camera.
Se da un lato il sindaco Pisapia trova conferma dell'appoggio dei suoi alla bandiera Pd, dall'altro si rende conto di quel che sta accadendo al di fuori del suo cortile. Alle ore 17, quando le proiezioni non sono nemmeno alla metà, Pisapia si leva il sorriso dalla faccia: «Lo avevo fino a poco fa - dichiara - ora mi è scomparso. Sono dati preoccupanti per il Paese, rendono impossibile formare un governo stabile, che faccia riforme». E ammette: «Forse è stato sottovalutato Berlusconi». Se nel quartier generale di Umberto Ambrosoli al Teatro Litta qualcuno ha già preparato le bottiglie di spumante, la vittoria del Pd alle regionali è tutt'altro che scontata. In attesa dei risultati di stasera, Pisapia se ne rende conto perfettamente. Per non spegnere le speranze tuttavia il sindaco enfatizza i punti di forza del collega candidato contro Maroni: «La coalizione che appoggia Ambrosoli è più ampia e c'è un vantaggio per il centrosinistra che può ancora valere: c'è un uomo nuovo, una faccia pulita che non ha il viso del vecchio politico che da vent'anni non fa altro. Dall'altra parte Maroni, con tutti i lati che gli si possono riconoscere dal punto di vista politico rispetto ad altri, fa politica da 30 o 40 anni e questa differenza conta».

Il centro storico della città è la zona che ha registrato il picco di affluenza al voto: 81,93% l'affluenza al Senato in zona 1 (81,28% alla Camera), seguita daq uella in zona Lambrate-Città Studi (79,59 al Senato, 79,4 alla Camera).

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