Caro sindaco, gli atleti chiedono un tetto

Allarme dell'assessore Rossi: «Idroscalo a rischio»

Sergio Arcobelli

Milano città dello sport. Ma è davvero così? Non proprio. Tra dieci giorni il capoluogo lombardo sarà sotto i riflettori di tutto il mondo per la finale della Champions league, ma nasconde una situazione a dir poco imbarazzante sul fronte degli impianti. L'elenco delle strutture sotto processo è infinito: dall'Arena Civica (atletica in primis) al Kennedy (baseball), dal Vigorelli (ciclismo su pista) al Palalido (volley, tennis e molto altro) e così via.

«Bisogna curare quelli che non sono del tutto a norma di sicurezza ed alcuni soffrono» è il monito lanciato dall'assessore allo sport della Regione Antonio Rossi. «Penso all'Idroscalo, che è un posto molto amato dai milanesi ed è molto apprezzato a livello internazionale, ma col fatto che la città metropolitana non riesce più a coprire le spese c'è il timore che nel giro di pochi anni si perderà tutta la bellezza» chiosava rassegnato di recente l'olimpionico di canoa. Oltre ai soliti eventi calcistici, Milano non è più teatro di manifestazioni internazionali di rilievo. Sarà perché mancano alcune strutture come la piscina olimpionica, sarà perché nell'ultimo anno Expo ha prosciugato notevoli risorse destinate all'impiantistica. Eppure nel 2009 Milano fu nominata (chissà a che titolo?) capitale europea dello sport, non un secolo fa. E le promesse sui nuovi investimenti non sono state mantenute.

Caso emblematico della stasi delle opere di ristrutturazione è l'Arena Civica, il primo storico stadio che ha festeggiato i 200 anni di storia. Palcoscenico di manifestazioni sportive o spettacoli di altro genere, l'impianto intitolato a Gianni Brera è tuttora sede di gare di atletica leggera e incontri di calcio amatoriale, alcuni anche folkloristici come l'amichevole tra Padania e Rom. Tutto ciò rispecchia in pieno le mancanze organizzative del Comune. «Il fatto che proprio nel periodo estivo l'Arena venga chiusa all'atletica perché destinata a ospitare eventi di altro genere è un problema che rende difficile l'organizzazione di un meeting di livello internazionale. Tutto sarebbe più facile se Milano fosse dotata di altri impianti all'altezza» spiega il presidente della Bracco Atletica Franco Angelotti.

Purtroppo la metropoli rimane l'unica in Europa con più di un milione di abitanti a non avere un vero stadio per l'atletica (oltre al centro XXV Aprile), a testimonianza di come sia rimasta indietro. «A Milano prosegue Angelotti - è necessario migliorare l'impiantistica perché se è vero che la pista dell'Arena è la migliore che ci sia in Lombardia, è altrettanto vero che l'impianto ha tutte le magagne di uno stadio costruito oltre due secoli fa».

Così Milano deve chiedere aiuto alla provincia per far sopravvivere le proprie squadre e le proprie tradizioni: l'ultimo paradosso arriva dal tennis. L'eventuale semifinale con la Serbia di coppa Davis si disputerà allo Sporting Milano 3 e non in città.

Ma è l'ultimo esempio di una lista che vede l'Armani giocare i playoff del basket a Desio, il volley (in attesa della interminabile ricostruzione del Palalido) in esilio a Castellanza, il baseball (che non può utilizzare il Kennedy ormai da 8 anni) a Senago. Per non parlare dell'hockey ghiaccio che ha dovuto rinunciare alla Superlega europea per mancanza di un impianto. E l'hanno chiamata capitale europea dello sport.

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