Si legge nel dizionario che un sindaco «è il capo dell'amministrazione di un Comune, oggi eletto direttamente dai cittadini». I quali, se la logica e soprattutto l'architettura istituzionale continuano ad avere un senso, si aspetterebbero che una volta eletto diventasse il primo cittadini di tutti i cittadini. E magari si occupasse di far funzionare i tram (possibilmente senza aumentare il biglietto), aumentare i posti negli asili (senza far lievitare le rette), tenesse basse le tasse e le strade libere dai delinquenti. Cose di tutti i giorni, ma che rendono migliore la vita ai cittadini che proprio per questo scelgono un candidato piuttosto che un altro.
Certo, nessuno poi negherà al sindaco la possibilità di esprimere le proprie opinioni (diritto costituzionalmente garantito) e magari anche sulla situazione politica nazionale. Ma nel farlo si sfili almeno la fascia tricolore. Quella che ne sancisce l'autorità, ma contemporaneamente anche il dovere a un atteggiamento super partes quando sul tavolo ci fosse la politica e non l'amministrazione di quella che non a caso si chiama cosa pubblica. E allora stupisce che un Giuliano Pisapia sempre attento alle garanzie costituzionali, scivoli ancora sulla tentazione di infierire su Berlusconi. E per farlo abbia usato un comunicato ufficiale con il timbro del Comune, la mail e l'ufficio stampa che è pagato da tutti i milanesi. Magari anche quelli a cui Berlusconi continua a piacere.
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