Caso tangenti: in sei vogliono patteggiare

Sono finora sei, ma potrebbero aumentare, le persone coinvolte nella maxi inchiesta della Dda su un giro di tangenti, finanziamenti illeciti e appalti truccati che hanno deciso di patteggiare a indagini preliminari ancora in corso. Gli indagati, finiti nel caso nato dalla rete del «burattinaio» Nino Caianiello, avrebbero preso contatto attraverso i legali con la Procura per stringere accordi sulla pena prima dell'inizio del processo.

Un'intenzione che, da quanto si è saputo, avrebbe manifestato anche Andrea Gallina, finito ai domiciliari lo scorso 7 maggio in quanto ad della municipalizzata Acqua Novara Vco. Nei giorni scorsi nell'ambito dell'inchiesta coordinata dall'aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri si è appreso che puntano al patteggiamento l'imprenditore di Gallarate Pietro Tonetti, difeso dall'avvocato Cesare Cicorella, Alberto Bilardo (difeso da Roberto Zibetti), ex segretario di Fi a Gallarate e uno degli uomini più a contatto con Caianiello, e Piermichele Miano, ritenuto un intermediario delle mazzette. A questi si sono aggiunti altri tre nomi nelle ultime ore, tra cui appunto Gallina, difeso dall'avvocato Mario Monteverde e accusato di turbativa d'asta e corruzione per aver fatto vincere all'imprenditore Daniele D'Alfonso, in carcere con l'aggravante di aver favorito la 'ndrangheta, un appalto. Gallina è stato interrogato due giorni fa dai pm per diverse ore, ricostruendo i fatti contestati, come avevano già fatto diversi altri indagati dando contributi più o meno utili all'inchiesta.

Le ipotesi di patteggiamento in fase di indagine (ci deve essere il via libera del pm e poi decide il gip) rientrano anche in strategie difensive legate agli effetti della legge «spazzacorrotti» che, in assenza di collaborazione, non consente ai condannati di ottenere misure alternative al carcere.

CBas

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