Luca Fazzo
«Quarto Oggiaro l'ho creata io», diceva Biagio «Dentino» Crisafulli. E sul vecchio, sventurato quartiere il sessantenne boss ha continuato a regnare, dicono oggi i giudici del tribunale del Riesame. Nonostante le condanne all'ergastolo, nonostante gli infiniti anni trascorsi in galera qua e là per l'Italia, il maturo boss di Comiso ha continuato a tirare le fila, scegliendo a suo piacimento i vassalli ammessi a smistare la droga durante la sua forzata assenza.
Se questo era il disegno, bisogna dire che non ha funzionato benissimo. La pretesa di «Dentino» di dettare legge si è scontrata con la dura realtà della vita che va avanti, dei nuovi protagonisti che fanno irruzione sulla scena. Suo fratello Franco è stato ammazzato, l'altro fratello Sandro (lutto forse peggiore) si è pentito, e i Tatone, la famiglia che aveva designato alla reggenza dello spaccio, sono stati ammazzati anche loro. Nuovi gangster, in testa a tutti Francesco Ciango Castriotta, hanno preso il sopravvento.
Ma per la giustizia, l'ombra lunga di Crisafulli ha continuato a allungarsi su Quarto Oggiaro, a condizionarne la vita e gli equilibri. Il prossimo 14 settembre il pm Marcello Musso inizierà la sua requisitoria nel processo a Crisafulli e agli altri presunti capi e gregari della scena criminale del quartiere. Ma intanto i giudici del tribunale del Riesame scelgono di tenere Crisafulli in galera, in nome di una pericolosità che i decenni di carcere non hanno scalfito.
Il suo difensore, Emanuele De Paola, in luglio aveva chiesto la revoca dell'ordinanza di custodia. Niente da fare. «La personalità dell'imputato - scrivono i giudici - restituisce una immagine di un soggetto estremamente pericoloso, che non ha esitato sia pure in regime di custodia carceraria ad utilizzare la moglie come ambasciatore al fine di riallacciare contatti con ambienti criminali di alto spessore». «Il controllo quasi militare della zona» insieme al «carisma criminale» di Crisafulli dimostrano per i giudici la necessità di tenerlo in galera.
Ma come può Crisafulli, dall'interno di un carcere tosto come Opera, avere regnato su Quarto Oggiaro? «É fatto notorio - si legge nella ordinanza - che il circuito carcerario consente tramite gli ordinari colloqui con i familiari, con alti detenuti prossimi alla scarcerazione, o per ammissione al regime della semilibertà, di mantenere rapporti e contatti con la realtà esterna; tanto più che il calibro criminale dell'imputato è tale che certamente non si dedicherebbe di persona allo spaccio, ma semmai potrebbe mettere a frutto la
rete di conoscenze e relazionali, facendosene garante, per consentire ad altri di operare in un settore che genera profitti enormi, reimpiegabili in svariati modi anche a beneficio di coloro che sono ristretti in carcere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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