Un album di ricordi. Una specie di questionario di Proust sui diciotto anni alla guida della Regione Lombardia.
Roberto Formigoni, qual è la cosa di cui va più fiero?
«Gliene dico due: il buono scuola e il Fondo Nasko, cioè aver consegnato alle famiglie il diritto di scegliere per i propri figli e aver tolto questo privilegio allo Stato. Con il Fondo Nasko abbiamo stabilito che in Lombardia nessuna donna deve più abortire per motivi economici. Ma forse la prima cosa è un'altra...».
A che cosa va il primato?
«Alla libertà di scelta in sanità. Ha rivoluzionato il rapporto tra cittadino e servizio sanitario. Anche il cittadino nullatenente può scegliere di andare in un istituto privato che prima era riservato ai ricchi. E non paga un euro».
La Sanità lombarda, e la sua persona, sono anche al centro di inchieste e scandali.
«Sono falsi scandali, una speculazione che non si fonda su dati di fatto, perché nessuna delle delibere sotto inchiesta è irregolare, tanto che non sono state contestate. Abbiamo assistito a una colossale montatura. E sembra che i cittadini lombardi non ci stiano credendo».
Non pensa di aver sbagliato qualcosa?
«Ho già detto che dal punto di vista dell'opportunità non rifarei le due vacanze ai Caraibi, che comunque mi sono pagato da me. Uno che è presidente della Regione può anche non andare ai Caraibi».
Vuol dire che ha ceduto a una tentazione?
«Ceduto a una tentazione... andando in vacanza non ho commesso nessun peccato. È stato solo inopportuno. Ma soprattutto non ho commesso nessun reato, nulla di scorretto è stato fatto da Regione Lombardia».
Se guarda a questi diciotto anni, c'è qualcosa di cui è pentito e che non rifarebbe?
«Pentito no. Sono rammaricato del fatto che non abbiamo vinto la battaglia del federalismo, per portare in Lombardia più competenze. L'abbiamo persa non per un nostro limite ma perché lo Stato ci ha detto di no. Mi auguro che il mio successore, chiunque esso sia, porti avanti questa battaglia. E gli auguro di essere più fortunato di me, di trovare un governo più attento».
Possibile che non si sia pentito proprio di nulla?
«Una cosa sì. Ascolterei molto di meno i partiti molto e più il mio istinto nello scegliere gli uomini. Non sono mai stato un uomo solo al comando e talvolta bisogna esserlo».
Qualche nome?
«Non faccio nessun nome. In ogni caso questa Lombardia è una formula uno capace di vincere il mondiale. In questi diciotto anni abbiamo costruito una macchina da primato. Sono orgoglioso perché non è solo opera mia e grato alla vita che mi ha dato questa straordinaria opportunità».
Continuerà a occuparsi di politica lombarda?
«Sarò senatore per la Lombardia, rappresenterò gli interessi della mia regione a Roma e cercherò di iniettare dosi di lombardità dentro il governo nazionale, perché il programma nazionale del Pdl riprende moltissimi punti delle nostre esperienze lombarde».
La prima cosa che dovrebbe fare il prossimo governatore?
«Essere del centrodestra! Un consiglio è che troverà all'interno energie straordinarie, le sappia valorizzare. Prima di guardare fuori, guardi dentro».
Una delle principali accuse che le hanno mosso è di avere scelto solo persone vicine a Cl.
«È assolutamento falso. Ho lavorato con le persone che erano qui. Ho sempre scelto sulla base del merito, della capacità e della disponibilità. Queste sono accuse da campagna elettorale ma le mie scelte sono sempre state di squadra, condivise con chi governava con me».
Il ricordo più bello?
«Due molto diversi tra loro.
Il ricordo più brutto?
«Più doloroso... le due avvocatesse morte nell'incidente aereo del Pirelli».
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