«Che emozione il palco di mamma»

Il figlio di Andrée Ruth Shammah al Parenti nella regia di «Buon anno ragazzi»

Antonio Bozzo

Raphael Tobia Vogel è il figlio di Andrée Ruth Shammah. Fa lo stesso mestiere della madre: regista, prima per il cinema, da poco anche per il teatro. L'anno scorso al Franco Parenti, luogo governato con lungimiranza da Shammah, ha esordito con la regia di «Per la strada», questa stagione firma un nuovo spettacolo, «Buon anno, ragazzi». Abbiamo subito parlato della parentela di Vogel per scoprire se la mamma - un vulcano di idee, capace di tenere a bada nomi forti come Vittorio Sgarbi e Ferruccio de Bortoli, per dirne due - ha messo il naso nel lavoro del figlio. «Mi ha sorpreso», dice Vogel. «Non ha interferito. Ma le poche volte che ha messo dentro la testa, per curiosare durante le prove, è stata molto utile. Magari dicendo una sola cosa, come per caso. Del resto, mia madre la conoscete, chi non l'ascolterebbe con attenzione?».

Parliamo dello spettacolo, che vedremo da stasera al primo giugno. È una commedia?

«Non amo costringermi nei generi. Se non sei Shakespeare, un genere non basta. Vedrete una commedia drammatica, con complessità, mai leggibile in un solo senso».

Il testo è sempre del giovane Francesco Brandi?

«Sì, con Francesco sono amico, ci capiamo al volo. Lui ha scritto il testo e lo interpreta, con altri quattro attori. Un testo che durante le prove ho contribuito a modificare, ma resta di Francesco, contiene tristezza e felicità di una storia significativa».

Di che si tratta?

«Giacomo, insegnante di filosofia e scrittore precario, compagno e padre ancora più precario, decide di passare da solo la notte di Capodanno. Deve finire un libro e non vuole che feste, botti, brindisi e altro lo disturbino».

Invece che succede?

«Invece il mondo, le contraddizioni e i problemi della sua vita, gli riempiranno la casa di gente. E i conti aperti della sua avventura umana gli verranno presentati. Non dico di più, non mi piace rivelare la trama nei dettagli, lo spettatore non gradirebbe».

Sicuro, non c'è nulla di peggio. Differenze rispetto all'anno scorso?

«Sono più consapevole delle mie capacità. Ho imparato molte strategie per raggiungere risultati soddisfacenti. Anche se fino in fondo non sarò mai soddisfatto».

Altre differenze?

«Stavolta gli attori sono cinque. Poi ho scelto di non integrare con proiezioni video».

Sul fronte cinema sta preparando qualcosa?

«Sto studiando sceneggiature, valutando idee che mi frullano in testa. Andrò a Cannes, a curiosare, lasciando qualche giorno il Parenti, lo spettacolo adesso è messo a punto».

Il film visto di recente che le è piaciuto di più?

«Quello del regista canadese Xavier Dolan, 'È solo la fine del mondo'.

Dolan è una delle ragioni per cui credo che il cinema possa ancora dirci molto». Come il teatro? «Sì. Riscontro nel pubblico che la nostra fatica viene apprezzata». Stasera alla prima in sala "metterà la testa" anche Andrée Ruth Shammah.

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