La chiesa di porta Volta imbrattata dai writer

Felpe nere e bombolette puzzolenti, i writers non sanno neppure cosa sia il candore dell'Immacolata Concezione, visto che nel loro vocabolario la parola «immacolata» è agli antipodi delle ombre che sono abituati a tracciare sulle mura pubbliche. Deturpare la chiesetta in porta Volta, dedicata appunto al dogma incentrato sull'autodefinizione che Maria diede di se stessa a Lourdes a Bernadette Soubirous, per loro è come imbrattare le rovine di una fabbrica di bulloni. «Milano è assediata dai writers - commenta Silvia Sardone, responsabile del dipartimento sicurezza di Forza Italia Lombardia -. Vogliamo che la chiesetta di Porta Volta sia ripulita per far capire che la città non è indifferente». Sullo sfondo della strada, a cui il tempieto costruito nel 1860 si affaccia, i neograttacieli o neon - grattacieli di Porta Nuova spiccano come specchi, il piccolo tempio invece, sebbene in zona tanto centrale, subisce la bruttezza di tag in apparenza senza significato.

Ancora nessuno sa dire se tali scritte siano un linguaggio specifico con relativo messaggio, oppure «geroglifici» senz'arte né parte eseguiti per sprezzo e rabbia. «Non riusciamo a comprendere l'indifferenza dell'amministrazione di fronte a situazioni come questa, che riguarda una chiesa in pieno centro. Un'altra condizione analoga vive la chiesa di San Fedele nell'omonima piazza a due passi dal Comune. Nessuno dice nulla perché Milano è talmente piena di scritte che ormai i cittadini si sono assuefatti». Altro scempio: la Rotonda della Besana. Aver ripulito la palazzina Liberty non è servito a dare il buon esempio e nemmeno il muro destinato ai writers sotto il ponte di Cascina Gobba funziona. «Passo davanti tutti i giorni. Non c'è nessun dipinto, nessuna traccia di artisticità su quel muro. Anche lì solo scritte più grandi ma ugualmente brutte». E fossero solo brutte. Sono inquietanti nella loro indecifrata insensatezza, in quella sprezzante irriverenza che trasuda da colori senza gusto, da linee bombate dagli angoli acuti, contrarie proprio al nostro senso estetico.

In questi giorni su Facebook spopola il particolare di una scultura del Bernini, il ratto di Proserpina, un trionfo della bellezza per cui il socialnetwork è impazzito. Vediamo la bellezza su un social e non siamo più in grado di vedere le tracce orribili che ci circondano nella vita reale? «No, non lo siamo, perché sono troppe. Bisogna tenere un atteggiamento duro e inflessibile nei confronti dei writers, atteggiamento che l'amministrazione non ha» ribatte Silvia Sardone. Cosa strana riescono a rimanere puliti i nuovi convogli della metropolitana che va a Expo, che per ora sono risparmiati dalla volgare calligrafia di cui invece trasudavano con ribrezzo i vecchi vagoni.

Per chi confonde ancora la libertà con il libertinaggio di segnare monumenti e case, potremmo ricordare che anche Goethe scrisse in tenera età una poesia sul muro di una capanna e quando ci ritornò da anziano, pianse per il ricordo. Tutt'altra storia.

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