Marta Calcagno BaldiniUn Festival che vuole «restituire con il cinema il senso di cosa significhi essere donna oggi» dice Patrizia Rappazzo, giornalista, critica cinematografica e fondatrice nonché direttore artistico di Sguardi Altrove, la rassegna italiana dedicata al cinema femminile che giunge quest'anno alla XXIII edizione e che apre oggi fino al 25 marzo allo Spazio Oberdan, Sala Gregorianum (via Settala 27), la Fabbrica del Vapore, La Dogana di Milano (via Dogana 2), Palazzo delle Stelline. Un numero di 70 titoli, selezionati tra più di 800 iscritti tra corti, documentari e lungometraggi, quasi tutti realizzati da registe e interpreti che raccontano la realtà dal punto di vista femminile per tre distinti concorsi e un premio per il migliore documentario assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici. Tema dell'edizione 2016 è «Il tempo, le donne. Tra memoria e progetto», ovvero s'indagherà la capacità delle donne di tramandare la memoria del passato e generare il nuovo, il futuro. Novità di quest'anno è la presenza di una quarta sezione competitiva a regia mista per produzioni solo italiane con Premio del Pubblico. Un Festival che porta avanti una sfida complessa, e non solo perché tutte le donne sono, chi più chi meno, «dolcemente complicate», ma anche perché Sguardi Altrove vuole da sempre concentrare l'attenzione su problemi scottanti e vivi della società contemporanea.
Ed ecco che, infatti, il film di apertura di questa sera, ore 20, allo Spazio Oberdan, sarà «Motherland», il lungometraggio d'esordio della giovane regista turca Senem Tuzen, che racconta il duello morale e sentimentale tra una madre e una figlia sullo sfondo della Turchia di oggi.Il cinema è donna Festival in cinque sale
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