Le cinque proposte azzurre per evitare la garrota fiscale

Le cinque proposte azzurre  per evitare la garrota fiscale

La legge di Stabilità, quella appena varata dal governo e che ha il compito di stabilire come spendere e soprattutto dove prendere i soldi degli italiani, non piace al governatore Roberto Maroni. Soprattutto perché è «mancato il coraggio di fare un taglio vero sulla spesa improduttiva». Si poteva fare? «Certamente sì. Iniziando con l'attuare il criterio dei costi standard, soprattutto nella Sanità». Una vecchia battaglia perché una siringa costi lo stesso a Torino e a Palermo. Una modifica che secondo Maroni se applicata al sistema sanitario nazionale, «consentirebbe con i criteri che già applichiamo in Lombardia, di risparmiare almeno 30 miliardi di euro, un terzo degli interessi sul debito pubblico». Grave poi che non sia stata rifinanziata la cassa integrazione in deroga, «uno strumento molto importante per le piccole imprese del Nord, soprattutto in questo momento di crisi» E allora, le conclusioni ai microfoni di Radio 24, una legge che «non affronta i problemi e non trova soluzioni vere».
Un'altra accusa è di aver «tagliato 350 milioni di fondi ai Comuni virtuosi, penalizzando ancora i sindaci che lavorano bene». I municipi della Lombardia, ha ricordato il segretario della Lega, «hanno avuto avanzi di gestione per 8,5 miliardi di euro che non possono essere utilizzati. Questi soldi, investiti nella crescita, risolverebbero invece molti problemi non solo della Lombardia, ma di tutto il Paese». Per questo la speranza di Maroni è in un cambiamento del testo durante l'iter parlamentare. Perché a differenza di quanto avviene in Germania, ha aggiunto, «in Italia il governo di “larghe intese” indebolisce l'azione parlamentare. La legge di Stabilità sta scontentando tutti: sono arrivate critiche sia da Confindustria che dalla Cgil». Poi l'attacco a Cecile Kyenge. «L'ho sentita» proporre tante cose dall'inizio del mandato, ma il risultato è «tante chiacchiere e zero sostanza e concretezza. È partita dicendo che voleva introdurre lo ius soli, ma per fortuna siamo ancora qui». Il che fa del ministro all'Integrazione «una spesa inutile per il contribuente». Aspra la replica della Kyenge. «Maroni? Non so di chi stia parlando», ha risposto a un cronista che le chiedeva un commento. Poi i clandestini. «Iniziative spettacolari come Mare Nostrum non servono a risolvere la questione sbarchi nel Mediterraneo, bisogna andare nei Paesi di partenza a fare gli accordi», ha detto l'ex ministro dell'Interno da Grenoble dove ha firmato un accordo macroregionale europeo per l'area alpina. Aggiungendo di ritenere che sui migranti l'Unione europea non avrà mai «capacità d'intervento» e l'Italia deve «agire da sola». E sulla legge Bossi-Fini che «è un deterrente che non colpisce chi viene in Italia da rifugiato». Volerlo cancellare «è solo ideologia». Balotelli? «Se fa il ganassa, niente nazionale».


A Grenoble la firma della risoluzione politica sulla Strategia alpina con cui Italia, Austria, Francia, Germania, Liechtenstein, Slovenia e Svizzera ufficializzano «l'impegno a introdurre nell'area alpina uno strumento di impulso alla crescita e alla competitività». Presenti Maroni, il ministro degli Esteri Emma Bonino con i colleghi dei Paesi d'Oltralpe, i governatori Roberto Cota per il Piemonte e Luca Zaia per il Veneto.

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