Coronavirus

Una città in guerra tra militari code per il cibo e «coprifuoco»

Arrivati 114 soldati. Fontana: «Serve uno zero in più» Divieti soft dal governo, la Regione pronta a far da sè

Una città in guerra tra militari code per il cibo e «coprifuoco»

«Messaggio del sindaco di Milano. State a casa, fatelo per voi e per gli altri, uscite solo per reali necessità». Beppe Sala copia l'esempio di tanti colleghi dell'hinterland e da ieri manda le pattuglie della polizia locale a diffondere messaggi per le strade attraverso l'altoparlante. Il virus che ha già contagiato 1.550 persone in città (287 in più ieri) cerca di rompere gli argini e Milano deve alzare muri per evitare che dilaghi mandando in tilt il sistema sanitario. In serata il Ministero della Salute firma un'ordinanza (valida per ora solo fino al 25 marzo, quando scadrà l'ultimo decreto governativo) e vieta tra l'altro l'accesso a parchi, ville, aree gioco, giardini pubblici, «non è consentito» svolgere attività ludica e ricreativa all'aperto, resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purchè nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona. Misure ancora troppo soft secondo la Regione e i 12 dei capoluoghi che avevano inviato a Roma un documento con proposte di misure più restrittive, da applicare almeno in Lombardia se non in tutto il Paese. E ora il governatore Attilio Fontana potrebbe procedere con un'ordinanza territoriale. La proposta al governo, che si chiedeva di mantenere fino al 30 aprile, prevedeva sospensione degli Uffici Pubblici (salvo servizi essenziali e di pubblica utilità), di tutti i mercati settimanali scoperti, chiusi tabaccai, parrucchieri, barbieri, estetisti, studi professionali, cantieri temporanei, distributori automatici h24 che distribuiscono bevande e alimenti confezionati, divieto di praticare sport e attività motorie svolte all'aperto, anche singolarmente. Restano aperte edicole, farmacie, parafarmacie, mantenendo la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Fontana valuta l'ordinanza del governo valida «per evitare che il weekend diventi una occasione di svago» ma si dice «certo» che ala scadenza il 25 marzo «il governo assumerà misure davvero efficaci e decisive nella lotta contro il virus. La Lombardia si aspetta questo per uscire dal tunnel».

Milano si è svegliata ieri (un'altra volta) in fila al supermercato. É bastato che circolasse l'ipotesi di una restrizione degli orari e sono scattate le scorte, dall'Esselunga a pochi passi dal Bosco Verticale disegnato da Stefano Boeri a quella più decentrata di viale Umbria, con qualche match tra vigilantes e gente in coda perchè le coppie hanno scoperto che l'accesso veniva consentito solo a una persona (quelle dietro in fila si sono improvvisamente sciolte per entrare come single). Sala ha polemizzato: «Le cose si fanno e poi si dicono, i semi annunci preventivi sono un grande rischio. Non so come sia uscita la notizia ma oggi vedo code chilometriche davanti ai super». E ieri sia Regione che Comune hanno detto no alle chiusure nel weekend, anche se alcuni super hanno già limitato l'orario. «É sbagliato chiudere la domenica perchè già oggi si verificano le code e affollamenti, riducendo gli orari la situazione finirebbe per peggiorare. Noi sindaci invece pensiamo di chiudere anche i tabaccai. Mi dispiace ma, a mali estremi, estremi rimedi» afferma Sala. Che avverte: «Milano deve essere un fronte di resistenza contro l'epidemia, se carichiamo di più il sistema sanitario, crolla». Fontana aveva chiesto al governo di schierare i militari per i controlli sulle misure anti contagio.

Il prefetto Renato Saccone ha garantito che da oggi i 114 militari già presenti in città per Strade sicure saranno dirottati sull'emergenza e «saranno potenziati anche i controlli delle forze dell'ordine» Fontana puntualizza che i 114 soldati non sono unità aggiuntive, «sono niente, si deve aggiungere almeno uno zero» e tener conto dell'intero territorio.

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