Palazzo Marino anno zero. Il Bilancio 2013 sarà una partita «da affrontare in maniera radicalmente nuova», «senza protagonismi - lo sottolinea più volte - né «istinti alla conservazione della spesa storica». L'assessore al Bilancio Francesca Balzani (nella foto) detta agli assessori le condizioni per recuperare un buco che ora è chiarissimo: 437 milioni di euro sulla spesa corrente. Numeri «molto, molto difficili» afferma a metà di una riunione con sindaco, giunta e capigruppo di maggioranza chiamati a condividere dall'inizio un percorso che «sarà in salita». E i tempi devono essere strettissimi: preventivo in giunta entro metà maggio, commissioni e poi Consiglio dai primi di giugno. Sono 437 milioni da recuperare «innanzitutto con i tagli, risparmi su tutti i fronti». Non ha voluto dare un obiettivo di riduzione per essere certa che i colleghi alzino al massimo l'asticella della spending review. Già l'anno scorso Bruno Tabacci fallì nell'operazione: quel famoso «istinto di conservazione» lo portò al braccio di ferro in perdita soprattutto con l'assessore Piefrancesco Majorino e l'ex alla Cultura Stefano Boeri, e alla fine la spesa dei settori fu una voce addirittura in salita. Sarà un lapsus freudiano, ma la Balzani cita fuoriluogo Majorino e lascia intendere che sarà uno dei più tosti da convincere. Il Bilancio «sarà una cantiere aperto, servirà un gioco di squadra e tutti dovranno fare rinunce importanti, cancellare o rinviare grossi progetti fino a quando non ci saranno risorse disponibili». Ma una spending review da 437 milioni è un miracolo a cui non crede nessuno. Ed ecco che l'assessore parla della seconda leva. Per ora «manovre fiscali non sono all'ordine del giorno» garantisce. Ma «i Comuni non sono più nelle condizioni di erogare i servizi come prima, negli anni si sono trasformati nell'istituzione più vicina alle persone dando risposte a tutto, dall'illuminazione alla scuola ai servizi sociali, ma c'è stato di pari passo un arretramento dello Stato e quello spacciato come federalismo fiscale ha accentuato invece il ruolo dei sindaci come esattori perché sono calati i trasferimenti». Parla di 380 milioni in meno dal governo dal 2010 (circa 180 di inasprimento del Patto e quasi 250 di tagli). E arriva la pillola amara per i milanesi. In vista ritocchi delle tariffe per le famiglie medie, «chi ha di più dovrà dare di più, bisogna garantire una maggiore equità anche nei servizi sociali». Intende aprire con i partiti «una discussione ampia e senza retropensieri». Ma nel welfare ad esempio «molte tariffe sono rituali. Abbiamo il dovere istituzionale di rivedere tutto con occhi nuovi».
Non entra nel concreto, ma da tempo in Comune si ragiona su ipotesi di revisione delle tariffe nelle mense, o su un taglio ai servizi gratis per tutti nello sport o a una diversa rimodulazione Isee, il discorso potrebbe allargarsi ai servizi per gli anziani o i disabili. Dal 2013 insiste «non possiamo più salvare il Bilancio corrente con dividendi o privatizzazioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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