Coppie di fatto il registro c'è ma è solo un inutile spot

Il registro delle unioni civili è solo uno spot. Hanno provato a dirlo in tutte le salse Pdl e Lega quando la giunta Pisapia lo spacciava come la rivoluzione per i diritti gay e le coppie di fatto. Ma ieri la conferma è arrivata persino dall'avvocato Laura Loglio, autrice del «Vademecum dei diritti dei conviventi» che verrà distribuito in omaggio a tutti i nuovi iscritti e sarà on line sul sito del Comune. «Non cada nelle domande trabocchetto dei giornalisti» l'ha messa scherzosamente in guardia ieri l'assessore ai Servizi sociali Pierfrancesco Majorino, che dopo il Registro promette per la vigilia del gay pride uno spazio anti-discriminazione sessuale, dove potranno trovare casa tutte le associazioni che si occupano del tema. «Il registro? Per essere certi che un ospedale non neghi l'assistenza del convivente in ospedale o che possa prendere decisioni nel caso di incapacità di intendere o volere il mio consiglio è di firmare un certificato davanti al notaio che nomina il compagno o la compagna il proprio amministratore di sostegno, o autorizza i medici a informarlo sul proprio stato di salute». La firma in Comune «fortifica l'esistenza della coppia, per carità, ma non è una garanzia, non può sostituirsi al documento dal notaio che invece non può essere rifiutato in ospedale o altre situazioni».

E peraltro, il vademecum in 40 pagine raccoglie una serie di diritti - dall'ambito della casa all'assistenza in ospedale al mantenimento in caso di «separazione» - che già sono garantiti, «le coppie molto spesso sono all'oscuro di ciò che la legge prevede per il proprio status» conferma l'avvocato. Anche senza Registro. Tesi sostenuta per mesi dal Pdl Matteo Forte: «É solo una bandierina ideologica della sinistra ma non aggiunge nulla».

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