«Così portiamo ai giovani la lezione del grande Gaber»

Gli Oblivion rimettono in scena «Far finta di essere G» a 15 anni dalla scomparsa: «Ecco i brani più profondi»

Ferruccio Gattuso

Il milanese, anche adottivo, non perde mai tempo. É per questo che Davide Calabrese e Lorenzo Scuda degli Oblivion formazione che in questa città trovò nell'ormai lontano 2009 la sua consacrazione teatrale nazionale dopo una popolarità di culto in Rete su You Tube portano in scena da domani al 12 novembre al Teatro Leonardo (ore 20.30- domenica ore 16.30, ingresso 24 euro, info 02.86.45.45.45), con un certo anticipo, lo spettacolo «Far finta di essere G...».

L'anticipo, inutile dirlo, è su quel primo giorno di gennaio dell'anno prossimo che segnerà i quindici anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber. Anche lui, artista e figlio adottivo di una Milano sempre pronta a riconoscere e abbracciare chi ha talento e chi le somiglia. Lo spettacolo, portato per la prima volta su un palcoscenico nel 2004 da Calabrese e Scuda in giovane età (erano studenti teatrali e di musical a Bologna) è mutato negli anni e ha raggiunto oggi, come spiega lo stesso Calabrese, una sua maturità definitiva. «É cambiato lo spettacolo e siamo cambiati noi spiega l'attore Prima era un semplice recital di canzoni simbolo di Gaber, da 'Tic', a 'Destra e Sinistra', da 'L'Orgia' a 'Gildo', oggi abbiamo finalmente conquistato dei luoghi per quelle canzoni che sono anche, e profondamente, teatro». A dare un nuovo volto allo show è stato Giorgio Gallione «La sua consulenza registica ha trasformato lo spettacolo: spiega Davide Calabrese - non solo nell'uso di oggetti, spazi e luci, ma anche nel fissare una scaletta definitiva dei brani. Le canzoni di Gaber uscivano ed entravano dal nostro repertorio a seconda del nostro umore e della nostra crescita artistica. Dal 2004 ad oggi 'Far finta di essere G' è andato sempre in scena da un minimo di due date all'anno a un massimo di trentacinque. Oggi, da uomini maturi e attori formati sentiamo di dover fissare quelli che per noi sono i pilastri della tematica gaberiana. Se prima io e Lorenzo, due voci e una chitarra, pensavamo a divertirci con i brani più spensierati, ora ci ritroviamo in quelli più profondi». La lezione di Giorgio Gaber è dunque multiforme e capace di parlare a più generazioni: «Dovrebbe essere così. prosegue Calabrese La sua capacità di usare testi semplici ma precisi, l'uso puntuale delle parole, senza intellettualismi ed equivoci, era unica. Purtroppo quando noi Oblivion andiamo nelle scuole a fare le nostre lectio dementialis di teatro e comicità i giovanissimi, i nativi digitali consumatori di You Tube, se citiamo Gaber, si sentono spiazzati, non sanno chi sia.

Ben vengano dunque le celebrazioni e gli spettacoli a lui dedicati: un personaggio come Giorgio non può essere dimenticato». Nello show di settanta minuti i due Oblivion affiancano alle canzoni di Gaber anche la lororicetta di commistioni e sfide surreali, giocando con testi e musiche e incrociandoli in assoluta libertà.

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