«Le banche hanno raggirato il Comune». Di più, «dalle banche c'è stata un'aggressione alla comunità per l'opacità assoluta dell'operazione». Ma anche Palazzo Marino ha le sue responsabilità, perché «ha fatto un cosa folle, si è fatto irretire». Nell'aula al terzo piano del palazzo di giustizia, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ripercorre le tappe della maxi operazione in derivati con cui nel 2005 l'amministrazione sottoscrisse con gli istituti di credito un prestito obbligazionario da 1,6 miliardi di euro. Dopo decine di udienze, arriva il giorno della requisitoria. E alle fine, Robledo chiede che Deutsche Bank, Ubs, Depfa e Jp Morgan vengano condannate a una pena pecuniaria di un milione e mezzo ciascuna, oltre alla confisca di 72 milioni di euro come profitto per una presunta truffa.
Per i banchieri e i manager pubblici coinvolti, invece, la Procura invoca nove condanne e quattro assoluzioni: 12 mesi e una multa di mille euro ciascuno per di Marco Santarcangelo e William Francis Marrone di Depfa e per Antonia Creanza (Jp Morgan), 11 mesi e 900 euro per Tommaso Zibordi e Carlo Arosio di Deutsche Bank, 10 mesi e 800 euro di multa per Gaetano Bassolino (figlio dell'ex governatore della Campania) e Matteo Stasano di Ubs, di 8 mesi e una multa di 700 euro a Fulvio Molvetti di Jp Morgan, di 6 mesi e 600 euro ad Alessandro Foti di Ubs. L'assoluzione con la vecchia formula dell'insufficienza delle prove è stata sollecitata per Giorgio Porta, ex city manager di Palazzo Marino, Mario Mauri, ex consulente del Comune, Simone Rondelli e Francesco Rossi Ferrini, entrambi già funzionari di Jp Morgan.
Dopo due anni - il dibattimento è iniziato nel 2010 - il processo arriva dunque alla stretta finale. Robledo sottolinea come «in questo Paese ci si affida solo alle banche» per le operazioni degli enti pubblici legate ai derivati e «questa è una situazione anomala dell'Italia. Sfido a trovare un solo ente che abbia nominato un consulente esterno». Perché gli stessi istituti di credito che hanno venduto il prodotto finanziario con cui si sarebbe consumata la truffa al Comune sono stati advisor dell'amministrazione, in un evidente conflitto di interessi.
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