
Sono passati più di quattro anni, ma molti milanesi ricordano i disordini scoppiati davanti alla Bocconi nel pomeriggio del 17 novembre 2012. Ieri le condanne di 11 giovani tra antagonisti ed esponenti dei centri sociali, con pene che vanno dai sei mesi e mezzo ai dieci mesi di reclusione. Altri due ragazzi sono stati assolti: rispondevano di manifestazione non autorizzata. Il pm Piero Basilone, che ha condotto le indagini affidate alla Digos, aveva chiesto condanne fino a 18 mesi.
I giovani, tra loro una ragazza, sono difesi dall'avvocato Mirko Mazzali. Attualmente hanno tutti tra i 25 e i 30 anni. Erano accusati a vario titolo di organizzazione di manifestazione non autorizzata, travisamento, resistenza a pubblico ufficiale. In piazza c'erano circa 150 persone, una cinquantina del centro sociale «Cantiere», altrettanti cosiddetti «Corsari», poi anarchici, esponenti della sinistra critica e studenti. La condanna più alta, a dieci mesi, è stata inflitta ad Alessio Pieralli, uno dei promotori della manifestazione. Quel sabato pomeriggio l'allora premier Mario Monti era in visita alla sua università. La contestazione alla politica di austerità sfociò in una vera guerriglia urbana. Molti gli slogan contro il governo scanditi in strada: «Basta austerity. Soldi subito. Monti a casa. Milano non ti vuole». In via Sarfatti ci furono momenti di tensione e contatti tra i «duri e puri» del corteo e le forze dell'ordine. I dimostranti tentarono più volte di sfondare il cordone di sicurezza formato dalla polizia dietro il cuscinetto degli agenti in borghese della Digos. Nei filmati mostrati in aula si vede tra l'altro l'ex dirigente della divisione Bruno Megale che tenta di convincere la prima linea dei manifestanti ad arretrare di qualche passo.
Rimasero contusi due poliziotti e un funzionario della stessa Digos, mentre un cameraman di La7 impegnato a riprendere la protesta venne insultato e aggredito. Gli antagonisti sventolavano striscioni anti governo e bandiere «No Tav», qualcuna è stata usata per colpire i poliziotti. Contro le forze dell'ordine vennero lanciati ortaggi, uova piene di vernice, fumogeni e bombe carta. Diverse le esplosioni riprese nei video. Nei tafferugli la polizia rispose con almeno tre cariche di alleggerimento ricorrendo ai manganelli. I contestatori hanno anche provato a forzare l'ingresso dell'ateneo, per entrare nella sala del convegno di Monti. Tutta la zona era stata transennata e blindata da polizia e carabinieri.
Le difficoltà nelle indagini, durate a lungo, sono derivate soprattutto dai problemi nell'identificazione dei manifestanti.
Molti di loro, anche i più attivi e quelli che incitavano i compagni con i megafoni, avevano il volto coperto da caschi, sciarpe e bandane. Numerosi antagonisti, oltre ai 13 finiti alla sbarra davanti alla Quarta sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Oscar Magi, non sono stati rintracciati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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