Edoardo Sylos Labini

Edoardo Sylos Labini

A pochi giorni dall'ultimo grande appuntamento di Manzoni Cultura, che avrà come ospite il giornalista e scrittore Magdi Cristiano Allam, il curatore Edoardo Sylos Labini fa un primo bilancio del progetto che ha rivoluzionato il palinsesto della storica sala teatrale. Sul palcoscenico, lunedì sera, verranno affrontati temi scottanti come il conflitto religioso, la minaccia del Califfato nero, l'immigrazione e l'Europa. L'intellettuale egiziano verrà intervistato dal direttore Alessandro Sallusti e, durante la stessa serata, verrà presentata l'imminente uscita con il Giornale di un libro che racchiude l'edizione italiana del Corano con prefazione di Allam.

Un finale a tinte forti, Sylos Labini, per una rassegna che finora ha ospitato personaggi della cultura, dello spettacolo e del costume italiano.

«Cultura vuol dire soprattutto conoscenza, analisi dei fatti a 360 gradi. Le vicende drammatiche che stanno avvenendo nel mondo meritano di essere approfondite non soltanto sotto un profilo cronachistico, ma andando alle radici culturali che hanno generato l'odio e la violenza».

Perchè la scelta di invitare un personaggio come Magdi Cristiano Allam?

«Allam da sempre è una voce controcorrente, a proprio rischio e pericolo, una coscienza critica del mondo islamico e di tutte le chiese. Nessuno meglio di lui può contribuire al dibattito e aiutarci a capire le ragioni, anche quelle mistificate, del conflitto religioso».

Anche lunedì sera, così come negli altri appuntamenti, non si tratterà di una mera intervista in stile televisivo ma di un vero e proprio spettacolo teatrale...

«Questa rassegna nasce con l'obbiettivo di parlare di cultura in forma di spettacolo e dunque, oltre al dibattito, vi saranno parti recitate, videoproiezioni e anche musica, grazie agli interventi del Dj Antonello Aprea. L'obiettivo è quello di teatralizzare l'incontro e dare vita a un evento interattivo con gli spettatori».

Da Lando Buzzanca a Barbara D'Urso, da Carla Fracci fino a Magdi Cristiano Allam. Qual è il fil rouge che unisce i personaggi della sua rassegna?

«Il trait d'union è stato fin dall'inizio quello di scegliere figure che hanno lasciato un segno nella cultura di questi anni, influenzati dai media, dalla televisione e dal cinema. Riuscire a portare di lunedì sera 500 spettatori a teatro con questo format vuol dire che in Italia c'è molta voglia da parte del pubblico di rilanciare la cultura anche nei luoghi di intrattenimento. Una cultura che, tradizionalmente, è sempre stata monopolizzata dalla sinistra».

Che cosa è mancato alla destra per far sentire la propria voce?

«La destra ha sempre sofferto di un deficit di comunicazione per trasmettere le proprie idee e il proprio spirito critico in un ambito di aggregazione. Questa rassegna intende contribuire a colmare questo vuoto offrendo spunti di riflessione anche in una chiave artistica».

Dopo questo primo ciclo sperimentale

riprenderete a ottobre con la nuova stagione. Cambierà qualcosa?

«Raddoppieremo il format allargando la rassegna anche ad incontri d'autore e a grandi personaggi del mondo del teatro. la domanda è forte e sapremo rispondere».

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