Alberto Giannoni
Il popolo americano questa non doveva fargliela. Donald Trump presidente degli Usa è uno choc planetario per la sinistra. Da Washington al municipio 6 i compagni oggi sono inconsolabili. E delusi da questi elettori che si prendono la libertà di scegliere chi vogliono loro. «Bruttissimo nuovo inizio» ammette in effetti l'assessore al Sociale Pierfrancesco Majorino. Risveglio difficile. «Un incubo», ammettono addirittura altri.
D'altra parte, secondo il noto paradosso di Brecht, se il Comitato centrale ha deciso e il popolo non è d'accordo, allora «bisogna nominare un nuovo popolo». O comunque, riconoscerlo: questo suffragio universale non funzioni proprio sempre. «Ho la terribile sensazione che la democrazia abbia fallito» scrive il presidente di zona 6, il pd Santo Minniti. E chi legge una reazione del genere, ha la sensazione che, per i Democratici, la democrazia funziona solo quando vincono loro. «Brutta frase, presidente eletto democraticamente» lo rimbrotta il collega di zona 7, Marco Bestetti.
«Catastrofe anzi catastrofissima, suffragio universale bene ma non benissimo» commenta con la consueta (auto)ironia il presidente del consiglio di municipio 1 Mirko Mazzali, che da delegato del sindaco per le periferie, poi mette il dito nella piaga: «Diciamo che le classi meno agiate, che sono sempre di più, non votano a sinistra, anzi...A Milano - spiega - tanto per fare un esempio dove siamo andati meglio è il municipio 1. Partiamo da qui - conclude - se siamo ancora in grado di partire e di parlare con qualcuno». La consigliera comunale di «Sinistra per Milano» Anita Pirovano, conviene: «Credo che sia arrivato il tempo di aprire gli occhi, le orecchie e la mente».
Rende tutto più complicato la sconfitta di Bernie Sanders, che tanto consenso riscuoteva nei ceti dirigenti della sinistra europea (meno fra gli elettori Usa). Ma questo è tema da congressi. Oggi è il momento delle emozioni politiche. «Goduria» a destra. Strazio a sinistra, e cerca di sottrarsi il sindaco, Beppe Sala, con una buona dose di ottimismo e un pizzico di filo americanismo.
Filo-americani senza se e senza ma sono invece in Forza Italia, coltivando storicamente il culto della democrazia a stelle e strisce: «Il popolo americano libero dai mercati e da condizionamenti esterni ha scelto il suo presidente - scrive Mariastella Gelmini - È la democrazia». Lo stesso Bestetti vede una vittoria anche un po' azzurra: «Trump non piace alla stampa, ha contro tutti i Vip, è osteggiato dai poteri forti e odiato dalle femministe. Ma piace alla gente normale. E vince a suon di voti. Mi ricorda qualcuno» dice. Il coordinatore cittadino di Fi Fabio Altitonante è felice e convinto del nuovo presidente: «Una giornata storica - dice - Io ci ho sempre creduto, fin dalle primarie era chiaro che stava facendo un lavoro incredibile». Roberto Di Stefano spera di emulare Trump nella rossa Sesto San Giovanni. Euforico Nicolò Mardegan di «Noi per Milano», letteralmente entusiasti i leghisti, che sveltono stars e stripes al Pirellone, dove il consigliere Jari Colla sogna «un G8 con Trump, Putin e Matteo Salvini».
Ma anche l'assessore di Fdi, Viviana Beccalossi, vede un segnale positivo: «La vittoria di Trump - dice - dimostra che in materia di moschee siamo sulla strada giusta: il neo presidente ha detto che avrebbe chiuso moschee di stampo estremista. In Lombardia siamo sulla stessa linea».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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