La partita per portare Ema a Milano «è aperta più che mai». Parola del sindaco Beppe Sala, commentando la memoria difensiva depositata dal Consiglio Ue, secondo cui il ricorso presentato dal Comune il 31 gennaio contro l'assegnazione ad Amsterdam della sede di Ema sarebbe «irricevibile». «Il Consiglio Europeo si sta difendendo - ha spiegato - ma è nel gioco delle parti. Abbiamo verificato e riteniamo sia ricevibile. In ogni caso non è il Consiglio che può giudicare». Il ricorso, infatti, è stato presentato al Tribunale dell'Ue di Lussemburgo contro la decisione del Consiglio europeo. «La difesa del Consiglio mal si concilia con le tesi di Commissione e Parlamento europeo, che hanno chiaramente affermato che la scelta della sede (e quindi gli atti ad essa relativi) rientrano nella competenza esclusiva Ue» spiega Francesco Sciaudone, avvocato del Comune e managing partner dello studio Grimaldi, che segue il caso.
«La mia battaglia non è solo per Milano, ma per l'Europa - continua Sala - che non può essere presa in giro da un atteggiamento, che non è consistente. I 26 Paesi hanno votato in base all'offerta» delle città che si candidavano a ospitare l'Ema ed è grave se si scopre che la cosa per la quale hanno votato non è vera».
Quello di palazzo Marino non è l'unica azione legale contro l'assegnazione ad Amsterdam dell'Agenzia europea del farmaco, che dovrà lasciare Londra in seguito alla Brexit il 29 marzo 2019. Anche il governo ha depositato un ricorso alla Corte di giustizia europea per sollecitare l'annullamento della decisione del 20 novembre, conclusasi a sorteggio dopo i ballottaggi andati a vuoto. Secondo l'Avvocatura dello Stato, la decisione del Consiglio va annullata perchè «è avvenuta sulla base di una verifica meramente cartacea delle dichiarazioni di parte» e «la veridicità di queste dichiarazioni costituiva presupposto essenziale per la legittimità della decisione».
Martedì il sindaco ha annunciato di aver pronto un altro ricorso, questa volta alla Corte dei Conti europea, ipotizzando un danno per il bilancio dell'Unione a causa non solo dell'incongruenza della sede provvisoria, che per accogliere gli uffici dell'Ema dovrebbe essere riadattato con onerosi lavori a carico dell'Ue, ma anche dell'inesistenza di fatto dei due immobili che l'Olanda aveva proposto nel dossier in attesa delle opere di adeguamento della sede definitiva. Si parla di un extracosto di 60 milioni di euro. «Io dico - ha ribadito Sala - che si stanno cambiando le condizioni economiche e questo sarebbe grave. I Paesi non hanno votato con davanti le bandiere ma una offerta, ed è grave se poi si scopre che non è vera».
Così sulla sede definitiva dell'agenzia, il Vivaldi Building «c'è un certo livello di rischi di ritardi». E se ci saranno ritardi «ci saranno problemi per la continuità operativa dell'Agenzia del farmaco». Questo il giudizio dell'europarlamentare Giovanni La Via (Ap, gruppo Ppe), che ha guidato la delegazione della commissione Envi per verificare le condizioni delle sedi. La Via ha confermato che lo Spark Building «è un palazzo buono» e, dunque, in quanto provvisorio, non desta preoccupazioni.
Le autorità olandesi hanno ribadito di essere in grado di procedere rapidamente con particolari tecniche di costruzione e hanno detto di non avere dubbi sul fatto che dal punto di vista legale non ci saranno inciampi «perchè l'Olanda non ha tradizione di ricorsi sulla gare». Dal lato dei costi, «sono aumentati ma quelli aggiuntivi saranno a carico del governo olandese e non del bilancio comunitario» ha concluso La Via. In sostanza la partita si gioca tutta nell'intricato campo giudiziario.
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