Cronaca locale

«Enea? Era un profugo» Weekend a teatro sulle tracce di Virgilio

Al Piccolo, Scherini reinterpreta il mito in chiave contemporanea. Testori al Parenti

Antonio Bozzo

Eneide e Testori sono i capitelli entro in quali, idealmente, si mostra la settimana teatrale, di cui diamo ragguagli per il weekend. Fino al 16 febbraio, al Teatro Melato, l'eroe di Virgilio è raccontato in Eneide, generazioni, nuova produzione del Piccolo: si parte dal classico per arrivare al contemporaneo. Perché, è la tesi del trattamento drammaturgico, Enea è tutti i profughi. In scena, Stefano Scherini (anche regista), Giovanna Scardoni e Nicola Ciaffoni.

Giovanni Testori, invece, è (con Luchino Visconti) destinatario dell'omaggio in cartellone al Parenti fino al 9 febbraio: La purezza e il compromesso, scrittura scenica e regia di Polo Trotti, ultimo capitolo della trilogia di Linguaggicreativi.

In scena, Stefano Annoni, Diego Paul Galtieri, Michele Costabile e Margherita Varricchio; impegnati in una trama che prende sangue dai temi di periferie a tinte forti, tra degrado e riscatto, come le descrissero maestri quali l'autore della Gilda del Mac Mahon e il regista di Rocco e i suoi fratelli.

Al Carcano, fino al 16 febbraio, va in scena Il silenzio grande, primo lavoro per il teatro da Maurizio de Giovanni, diretto da Alessandro Gassmann. Protagonisti, Stefania Rocca e Massimiliano Gallo. Si tratta di una commedia familiare, in interno napoletano: Valerio, scrittore dalla penna asciutta, deve contrastare la moglie Rose, che lo strattona perché non capace di affrontare le difficoltà economiche. Ci sono anche la domestica spiona, il figlio ingrato, la figlia che lo accusa di essere troppo arrendevole. Comunissime incrostazioni borghesi che lo sviluppo della commedia spazzerà via, trasformando l'intreccio in una godibilissima ora teatrale.

Chi ci segue sa che mai manchiamo di suggerire i lavori di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, da trent'anni tra le cose più convincenti nate dalle parti della scena d'avanguardia. Lo facciamo anche stavolta, segnalando Fratto X, all'Elfo Puccini fino al 9 febbraio, uno degli spettacoli di maggior successo della premiata ditta. Spiegarlo sarebbe come spiegare la bellezza di una goccia di pioggia, d'un tramonto sul mare, del volo di una farfalla. Conviene lasciarsi trasportare dall'arte di Rezza e prepararsi a ridere e pensare, sollecitati da uno spettacolo che il titolo consegna al mondo matematico e invece spartisce il significato con i misteri dell'esistenza.

«A mia moglie piace mangiare. Quando mangia è felice. E io amo vederla felice». Così dice chi ha sposato La donna più grassa del mondo, spettacolo al Filodrammatici fino al 9 febbraio. Il testo è di Emanuele Aldrovandi, che ha intinto la penna nell'inchiostro del nero umorismo; in scena Luca Cattani, Alice Giroldini e Marco Maccieri, con regia Angela Ruozzi, produzione del Centro Teatrale MaMiMò. La moglie pesa oltre quattrocento chili e minaccia di far crollare in testa al vicino di sotto il pavimento che deve sopportarne la mole. La signora non ha intenzione di dimagrire e il marito la incoraggia a persistere nella ciccia.

Una situazione grottesca ed estrema per dire parole demistificanti sulla società di oggi.

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