Cronaca locale

Eros targato Crazy Horse: il teatro diventa un night

Al Nuovo, senza poltrone ma pieno di tavolini, arriva lo spettacolo che fu re d'incassi nel 2014

Eros targato Crazy Horse: il teatro diventa un night

Antonio Bozzo

Un «cavallo pazzo» che galoppa da 67 anni nei vasti territori dell'immaginario erotico. Con un pizzico di retorica si può definire così il mitico Crazy Horse, aperto il 19 maggio 1951 dall'eccentrico collezionista d'arte Alain Bernardin. Non è necessario andare in Avenue George V a Parigi per tuffarsi in quelle atmosfere, farsi tentare dai corpi di magnifiche ballerine, cercare di sconfiggere tristezze e paure con l'immagine della bellezza: da domani a domenica, il Teatro Nuovo di piazza San Babila ospita «Forever Crazy», sorta di «best of» del celebre locale che ebbe grande successo nel luglio 2014.

Lo show di quest'anno è più ricco, più bello: 90 minuti di spettacolo rutilante e sofisticato, come si conviene alla casa madre. Non ci saranno poltrone in sala, ma posti al tavolo per brindare con champagne. La locandina non pecca di falsa modestia. Sono annunciate le ballerine più belle del mondo, numeri leggendari di cabaret, costumi elegantissimi come la lingerie chic di Chantal Thomass, musiche originali, coreografie di Philippe Decouflé, giochi di luce, proiezioni ad alta definizione che disegnano i corpi ammalianti delle bellezze in scena. Insomma, uno spettacolo scacciapensieri, di cui Dio sa quanto c'è bisogno oggi, quando tutti ci prendiamo sul serio, quasi fossero sulle nostre spalle gli infiniti dolori del mondo.

Crazy Horse è un brand che richiama bellezza e alimenta scandali fin dalle origini. Vi dicono qualcosa i nomi di Dita Von Teese e Rosa Fumetto? Sono due delle stelle che hanno brillato al Crazy Horse: la prima regina del burlesque (in gran voga nel teatro di Bernardin), la seconda mitica spogliarellista torinese, che negli anni Settanta conquistò Parigi con maliziosa presenza scenica. Il Crazy Horse ha sempre messo d'accordo gente comune e intellettuali: deliziarsi gli occhi davanti a ballerine tentatrici non era ancora considerato, come oggi, una dannazione di cui vergognarsi. Parigi che seguiva le canzoni di Juliette Greco, sirena di un estenuato e imperante esistenzialismo, trovava nei balli e negli ammicchi del Crazy Horse l'antidoto al logorio dei tempi moderni. «Forever Crazy» comincia con il famoso «God save our bareskin», numero coreografato da un tenente dell'esercito britannico, che dal 1989 apre tutte le serate del locale parigino. Tra le ballerine, creature dai fantastici nomi: Loulou de Paris, Mina Velours, Lila Magnetic. Il fondatore Bernardin, che ci auguriamo segua le celebri pazzie anche dall'aldilà, sarà orgoglioso di chi, a Milano come a Parigi, perpetua il nome del suo locale. Bernardin, che nel 1985 (aveva quasi 70 anni) sposò la prima ballerina Lova Moor, si uccise con un colpo di pistola nel 1994. La religione dell'erotismo non riuscì a far tacere il cane nero che lo mordeva nel profondo.

Ma questa è un'altra storia, e le serate spumeggianti di Milano la lasciano giustamente fuori scena.

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