«Una follia». Roberto Rossi, presidente dell'ordine dei medici di Milano, non va per il sottile. E stronca su tutta la linea il decreto del ministro alla Salute Beatrice Lorenzin con cui vengono vietati esami e analisi inutili.
Perché è una follia?
«Perché il problema delle analisi inappropriate non si può risolvere con un decreto né con una black list di 208 esami definiti inutili».
Quindi nemmeno con le multe ai medici?
«Tanto meno con quelle. Non stiamo mica parlando di un'ordinanza emessa da un sindaco per mantenere l'ordine pubblico. Parliamo della salute dei cittadini».
E parliamo anche della professionalità dei medici.
«Appunto. È vergognoso che lo Stato scarichi addosso ai medici una responsabilità sua, la strada per affrontare il problema è sbagliata».
Cosa dovrebbero fare i suoi colleghi?
«Devono assolutamente tenersi stretta la loro libertà. Intendo la libertà di scegliere il percorso terapeutico ideale per il loro paziente».
Altrimenti?
«Altrimenti arriveremmo al paradosso. Basterà un computer per fare le diagnosi. In realtà i sintomi non sono gli stessi per tutti. Così come i farmaci non agiscono su tutti i pazienti allo stesso modo. Ognuno ha la sua storia».
Il presidente della Lombardia Roberto Maroni dà la sua solidarietà ai medici e appoggia la vostra protesta contro il governo. Come può aiutarvi davvero la Regione?
«Diciamo che ora Maroni ci appoggia. Ad agosto però ha anticipato la mossa della Lorenzin».
In che senso?
«Ha stabilito che vanno limitate le risonanze magnetiche e altri esami, come ad esempio alcuni marker tumorali, a meno che non ci sia già una diagnosi e un percorso di cura».
Ora per i medici diventa più difficile formulare una diagnosi?
«Eccome. Con le mani e con il fonendoscopio non si può fare più di un tot. Per forza servono esami, analisi e macchinari».
Però, bisogna ammettere che tanti esami vengono prescritti inutilmente. I medici hanno paura delle cause da parte dei pazienti, si tutelano.
«È vero. Questo problema c'è in tutto il mondo. Ma nessun Paese si sogna di imporre un divieto attraverso un decreto. Va bene dettare delle linee guida ma teniamo presente che non possono avere valore assoluto. Le cure di 30 anni fa sono diverse da quelle di adesso, le esigenze dei pazienti e le loro reazioni ai farmaci anche».
Ma le linee guida tutelano dalle cause?
«No. Lo dicono anche la Cassazione e la Corte dei Conti con una sentenza. Teniamo presente che un caso singolo è sempre più complicato della semplificazione di una linea guida».
Cosa dovrebbe fare il governo?
«Dovrebbe prima risolvere il problema della medicina difensiva e delle assicurazioni, che non vogliono più stipulare polizze ai medici».
Come?
«Ad esempio obbligando le strutture ospedaliere ad assicurarsi. Gli accantonamenti nei bilanci non bastano a coprire le spese per le cause. Ecco, questo sarebbe un passo verso la civiltà. Ora il medico è tra l'incudine e il martello: tra lo Stato e i cittadini che gli fanno causa».
Anche i pazienti vanni educati. Come?
«Penso a corsi di educazione sanitaria, già a scuola. Insegnando uno stile di vita sano si possono prevenire un sacco di malattie. E quindi di esami “inutili“».
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