Federauto: «Il 2019 anno difficile»

Segnali di incertezza. Il presidente De Stefani Cosentino: «Chiuderemo in calo»

Alessio Giannullo

Il mercato dell'auto italiano è «disorientato e in calo». Il 2019 non si prospetta come un passaggio facile per il settore. Anzi, le stime sono negative. «Il 2019 è un anno molto difficile e complicato, e chiuderemo in calo a 1,8 milioni di auto vendute» spiega Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto. «Lo avevamo previsto anche prima del bonus-malus ecologico del governo» precisa uno dell'associazione che dal 1945 raggruppa i rivenditori di auto, e che oggi rappresenta 1.300 imprese in Italia.

La misura varata dal Governo col dichiarato obiettivo di favorire i veicoli «ecologici» potrebbe aver contratto ancora di più le vendite. «Ha impattato a livello psicologico - osserva il presidente - A livello ambientale però, più che i diesel, riteniamo che il vero problema in Italia sia il parco circolante vecchio e obsoleto: se avessero voluto ridurre l'inquinamento. Servivano incentivi a chi rottama vecchie vetture omologate fino a Euro 3, chi oggi le possiede o fa pochissimi km o non ha i soldi per cambiare l'auto. In entrambi casi, stimiamo una propensione all'acquisto bassa, e una capacità di spesa attorno agli 8mila euro. Senza incentivi non cambieranno auto, aumentando quello che io chiamo l'effetto Cuba». «Dal 1960 - spiega De Stefani Cosentino - quando è scattato l'embargo, hanno iniziato a riparare le auto americane con il fil di ferro, e hanno continuato a usarle per 50 anni. Lo stesso succede in Italia adesso, fin quando possono andare avanti continuano con la vettura che già posseggono, ecco perché il mercato è stanco. Siamo in una confusione mai vista, se poi aggiungiamo che l'economia non è florida, l'andamento è logicamente sforzato».

L'analisi della associazione rappresentativa del settore parte dai numeri, per arrivare a una valutazione sulla efficacia degli interventi. «Mediamente - spiega il presidente di Federauto - la spesa per un'auto nuova è di 22.500 media. Rispetto agli 8mila di cui parlavamo prima c'è una bella differenza, ma è qui dove si deve intervenire se guardiamo all'ambiente. Chi compra un'auto elettrica spende mediamente 38.000 euro, e stando ai nostri dati, ha già altre due vetture in garage. A loro diamo gli incentivi? È uno strabismo del Governo». Il presidente avrebbe adottato misure diverse. «Avrei incentivato le colonnine di ricarica elettrica, che a fine 2018 erano solo 4.500. In Norvegia c'è una colonnina ogni 3,9 auto elettriche, da noi una ogni dieci dicono le statistiche, questo numero di centraline di ricarica può accontentare un circolante di 45.000 vetture circolanti, che su un parco di 39 milioni non risolvono il problema». «Una volta, quando si entrava nel salone di una concessionarie, si guardava un modello tra giardinette, coupé o berline. Oggi come oggi, il cliente si chiede quando me la bloccheranno?. A cominciare dai diesel, che non possono girare per colpa dei livelli di C02 nell'aria, cui però i motori a gasolio non contribuiscono».

Anche per la spada di Damocle di misure ambientali, l'incertezza generale incombe. «La vera domanda da farsi è: a che cosa mi serve l'auto? - riflette il presidente della associazione dei rivenditori - In una grande città, una elettrica va anche bene. Ma in una città media, se non faccio 30mila chilometri l'anno un benzina è meglio, oltre il diesel è decisamente più economico». Il noleggio cresce. Il noleggio breve e lungo termine vale il 28% del mercato. Quello a breve termine arranca, quello a lungo termine invece cresce.

Ma la gente si fida dei concessionari: «C'è una propensione tutta italiana all'auto di proprietà - osserva De Stefani Cosentino - come avviene per la casa. Con il noleggio compro una rata, è un'utility e non un desiderio».

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