Finisce l'epoca del «Matarel» l'osteria preferita da Craxi

Si avvicina la fine di un'epoca per la ristorazione milanese. Il locale storico del quartiere Garibaldi «Al Matarel» entro fine anno potrebbe chiudere i battenti. Marco Comini, lo storico proprietario, e la moglie Elide sono stanchi. «Sì è vero vorrei chiudere – afferma Comini seduto a uno dei tavoli mentre legge un libro - non ho bisogno di continuare a restare aperto e ormai lavoro da decenni, aspetto che mi facciano un'offerta interessante per ritirarmi».
Il ristorante, rilevato alla fine degli anni Cinquanta dalla signora Elide, è stato per decenni un punto fisso di ritrovo per personaggi famosi e artisti. Alcuni di questi ultimi in cambio di un pasto hanno decorato gli spazi interni del locale. Tra i politici, lo stesso Craxi negli anni d'oro del socialismo era un frequentatore assiduo del «Matarel». Il ritrovo del lunedì nella sala in fondo era diventato un appuntamento immancabile per il «Cinghialone», come lo chiamava Vittorio Feltri, e i suoi fedelissimi. Il cognato Paolo Pillitteri, diventato poi sindaco, Francesco Zaccaria, Giovanni Manzi, Ugo Finetti, Giorgio Gangi, tesoriere del partito, e Francesco Colucci alcuni dei nomi delle gerarchie del Garofano che sedevano insieme a Bettino intorno al tavolo del «Matarel». Un biglietto da mille lire fa ancora oggi bella mostra di sè, incorniciato alla parete, a ricordare le polemiche di allora tra il burbero oste e i suoi clienti al momento di saldare il conto. All'ora di pranzo il rito ambrosiano della Milano da bere si celebrava a suon di risotto espresso alla milanese e di Croatina. E se anche sono cambiate le facce, ai suoi tavoli tutt'ora si siedono vip della politica, come il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, degli affari, del giornalismo e dell'arte.
Ma non solo, perché il punto di forza del locale infatti è sempre stato la cucina tradizionale milanese. Rostin negàa cotto al forno per quattro ore, polenta mescolata continuamente, tortelli, brasato e la pasta fresca preparata tutti i giorni, ma soprattutto l'ossobuco e la cassoeula: piatti per appetitti robusti, preparati con dedizione dalla signora Elide nel segno dell'ortodossia. Delizie che per generazioni hanno attirato clienti di ogni tipo, uniti dalla passione per i piatti tipici. Una fedeltà ostinata alla tradizione culinaria da cui i menu del ristorante non si sono mai discostati, senza concedere spazio a rivisitazioni dei piatti storici meneghini. Unita a un lavoro continuo in tutte le stagioni: il «Matarel» è sempre rimasto aperto anche in agosto, tranne i martedì che sono giorno di chiusura. Sempre fedeli all'impostazione del locale.
Oggi però, dopo essere passato indenne dalle mode gastronomiche provenienti dai quattro angoli del mondo, questo pezzo della storia della ristorazione meneghina è a un passo dalla fine. Il friulano Comini, raggiunti gli 80 anni, ha deciso che è il momento di ritirarsi. Gli acciacchi aumentano e, dopo decenni passati a iniziare a lavorare alle sei del mattino, la voglia diminuisce. E c'è già chi è interessato a rilevare l'attività di via Solera Mantegazza, una traversa di corso Garibaldi, anche se al momento non ci sono offerte concrete sul piatto: nonostante la posizione e il nome, la crisi si sente anche nel settore della ristorazione.

Però Comini e consorte aspettano l'occasione giusta per potersi godere la pensione. Per loro sarà il momento del meritato riposo: per la storia della ristorazione milanese, sarà un capitolo che si chiude. Di osti come il Comini, si sa, si è perso lo stampo.

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