Firme di 37 archistar per Boeri «Pisapia lo riprenda in giunta»

C'è Maurizio Cattelan, che la scorsa estate ha regalato il suo «Dito medio» a Milano e ha festeggiato l'evento con l'ex assessore al Cultura trasformando per una sera piazza Affari in una balera romagnola. C'è l'artista Marina Abramovic, che un anno fa durante il suo spettacolo-meditazione al Pac se lo è visto persino svenire davanti agli occhi, colto da un malore. C'è Amos Gitai, il regista israeliano che lo aveva già sostenuto nella campagna elettorale del 2011, quando era capolista del Pd. Un elenco di 37 architetti, designer e artisti internazionali, già amici o ammiratori di Stefano Boeri, a dieci giorni dal suo licenziamento dalla giunta hanno scritto una lettera aperta al sindaco per esprimere «rammarico e disappunto» e per chiedergli di ripensarci.
Nella lettera i firmatari, tra cui compaiono Zada Hadid (che disegna una delle Tre torri di Citylife), l'architetto Tatiana Bilbao e Jean Nouvel, Rem Koolhaas, Ross Lovengrove, Ronan e Erwan Bourollec o i fotografi Iwan Baan e Armin Linke, ritengono «immotivato» e «inspiegabile» questo licenziamento. «In questo momento di grave crisi - l'invito al sindaco - la invitiamo a mettere da parte le differenze personali e, per il bene della città, riconsiderare la sua posizione». «Grazie al dinamismo e all'impegno di Boeri - sostengono - e nonostante la crisi più grave che ha colpito l'Italia dal dopoguerra, Milano dal 2011 è riuscita a proiettare un'immagine di dinamismo e rinnovata vivacità culturale sulla scena internazionale». Citano una serie di iniziative lanciate dall'ex assessore, come Piano City e Book City, le mostre di Picasso, del Bramantino. Boeri «è uno degli esponenti più importanti della cultura italiani - scrivono -, ha insegnato nelle università in Italia e all'estero, ha curato mostre, progettato edifici, scritto libri tradotti in molte lingue» questo licenziamento «immotivato - ribadiscono - priva Milano di uno dei suoi punti di forza, una persona che possiede l'intelligenza, la motivazione e la rete di rapporti internazionali necessari per fare di Milano una protagonista della scena culturale europea del ventunesimo secolo». Boeri pubblica la lettera su Facebook e si limita a commentare che «una così forte attenzione alla cultura milanese, da tutto il mondo, è una soddisfazione per noi ma soprattutto una grande risorse per Milano». Il sindaco invece replica: «Rispetto le opinioni di tutti, anche diverse dalle mie ma ho agito dopo lunga riflessione e per il bene della città. Assicuro che la cultura è e sarà una priorità». Sono certo conclude «che in futuro ci saranno ulteriori passi in avanti nell'offerta culturale che Milano propone ai suoi cittadini e ai turisti di tutto il mondo, anche in vista di un appuntamento internazionale fondamentale sul piano della cultura come Expo 2015».
Giusto ieri l'archistar ai microfoni di Radio Popolare ha ammesso di non essersi ancora ripreso «dalla botta, è stata forte e ancora non ho capito le ragioni». Ma vuole continuare a dare il proprio contributo dall'esterno e (guarda caso) parte da Expo, primo motivo di scontro nel 2011 tra lui e il sindaco che non si spese per difendere il Parco agroalimentare progettato dall'architetto. «Un'Expo oggi funziona se è un'esperienza unica per chi arriva da Canada, Australia, Brasile - torna alla carica - non se è una grande fiera come si possono trovare a pochi chilometri o si può trovare tranquillamente sul web». Rilancia quindi «a prescindere dal sito di Rho, il fuori-Expo: creare un orto globale in città, coinvolgendo le cascine, Coldiretti, Slow Food, la confederazione degli agricoltori».

Il suo sogno è di replicare il modello della Cascina Cuccagna «in altre realtà, a partire da Cascina Linterno, con poco investimento e il coinvolgimento degli agricoltori può comprendere cucina e mercato a chilometro zero».

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