Foto al servizio della storia: i clic di Galligani

È la prima personale del grande fotoreporter che ha immortalato politici, papi e registi

Simone Finotti

Strano destino, quello di chi lavora dietro una macchina fotografica. Magari sono proprio i suoi scatti a dare corpo e lineamenti concreti a molti dei fatti destinati a entrare nella storia: tutti abbiamo in mente le immagini di poliziotti e manifestanti nella Milano del '68, il dolore di Gemma Capra, vedova Calabresi, durante i funerali del marito ucciso nel 1972, o il viso sfigurato di Stefania Senno, la bimba di Seveso vittima della diossina nel '76; tutti conosciamo i volti senza nome dei contadini del delta padano, e quelli degli abitanti di Friuli e Irpinia colpiti dai terremoti. La cosa curiosa, però, è che pochissimi ricordano la faccia di chi, con passione, coraggio, sacrificio e arte, questi momenti li ha fissati per sempre nell'immaginario collettivo.

E così capita che uno come Mauro Galligani, classe 1940, pioniere del fotoreportage e testimone acuto, sensibile e curioso del secondo Novecento italiano (e non solo, memorabili i lavori dalla Russia: nel 1997 fu addirittura rapito per due mesi da ribelli ceceni), abbia solo oggi l'onore di una personale in un museo d'arte contemporanea. Il merito va al Maga - Museo Arte Gallarate (Va), che fino all'11 giugno ospita la mostra «Mauro Galligani. Storie d'Italia», a cura di Claudio Argentiero, realizzata in collaborazione con Afi Archivio Fotografico Italiano nell'ambito del Festival Fotografico Europeo 2017. Di arte, infatti, si deve parlare: per la qualità filmica delle immagini, che risente della lezione del cinema neorealista (nato nel Senese, il fotogiornalista studiò a Roma al tempo dei grandi registi del dopoguerra), per la capacità di unire il dinamismo a un'estrema attenzione al dettaglio, ma soprattutto perché siamo di fronte a opere destinate a restare nel tempo, a testimoniare epoche.

Arte al servizio della storia: più di sessanta scatti ripresi dai celebri reportage realizzati per «Il Giorno» dal 1964 e per «Epoca» tra il '75 e il '97, da un «narratore di storie» (così lo definì Giampaolo Pansa), che ama l'umanità che ritrae.

Senza disdegnare gli umili, ma senza timori reverenziali verso il potere: da fotografo del Quirinale studiò da vicino Cossiga, ed è solo uno dei molti politici immortalati (compreso un inedito Mitterrand a bordo di un bus), senza contare i Papi (Giovanni Paolo II), religiosi (Padre Pio), alti prelati, personaggi della cultura e dello spettacolo come Fellini, De Sica, Ponti e Sottsass.

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