Al funerale di Ligresti tanti vip, fiori bianchi e le note del Gladiatore

Oltre 400 tra politici, imprenditori e amici. "Aveva due passioni: il lavoro e la famiglia"

Al funerale di Ligresti tanti vip, fiori bianchi  e le note del Gladiatore

Una bara ricoperta di rose bianche, addobbata con drappi verdi, la scritta in caratteri d'oro «ti vogliamo bene» ha fatto il suo ingresso nella chiesa di Sant'Angelo a Moscova alle 16 sulle note de Il gladiatore. Ad accogliere la salma di Salvatore Ligresti scomparso mercoledì a 86 anni al San Raffaele, i figli Jonella, Giulia, Paolo con i figli, il fratello Antonino e i tanti nipoti, gli amici, gli ex dipendenti e tanti personaggi pubblici. Quella di Santa Maria degli Angeli era la chiesa che Salvatore, Turi nella sua Paternò, frequentava spesso con le figlie e i nipoti. «Un uomo che aveva due grandi amori - lo dipinge il parroco - la famiglia e il lavoro. In tanti lo descrivono come lavoratore indefesso e grande padre, amico generoso».

Nel piazzale della Fontana di San Francesco oltre 400 persone, personaggi noti della politica e dell'imprenditoria, qualche finanziere, nessun bancario: Paolo Berlusconi, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, Diego Della Valle, Romano e Ignazio La Russa con il figlio Geronimo, Massimo Corsaro, Daniela Santanchè, Bruno Tabacci, il sindaco della «Milano da bere» Paolo Pillitteri. Tra i presenti gli imprenditori Beniamino Gavio, Giovanni Bozzetti, Claudio Artusi, ex ad di Fiera Milano spa, Manfredi Catella presidente di Coima che ha lavorato al suo fianco per la realizzazione di Porta Nuova, con la moglie Kelly, Adriano Teso e la moglie Laura Morino, la stilista Lella Curiel, Giuseppe Garofano detto «il Cardinale», presidente di Montedison ai tempi di Mani Pulite. Tra i suoi più fidi collaboratori Antonio Talarico, responsabile del settore immobiliare della galassia Fondiaria Sai e Fausto Marchionni (già ad e dg Fonsai).

«Salvatore era un visionario - le parole del parroco - con la forza delle sue idee e il grande coraggio ha cambiato il volto della città. Il lavoro, cardine della dignità dell'essere umano, la generosità, l'altruismo, l'amicizia sono i valori che l'hanno accompagnato sempre, anche nei momenti di difficoltà». Al temine della cerimonia la nipotina Giulia ha letto un messaggio per il nonno: «Abbi buona fortuna in cielo. Quando eri giovane hai costruito tanti palazzi, hai costruito mezza Milano, quando li vedrò penserò sempre a te». I figli quei cantieri se li ricordano bene perché «Salvatore, la domenica, non li portava con il jet in giro, ma li caricava in macchina a visitare i suoi cantieri» ricorda Ignazio La Russa, legatissimo alla famiglia da un'amicizia che dura da tre generazioni. «Prima di venire qui - continua l'ex ministro della Difesa - sono passato davanti a CityLife che ha pensato lui prima di tutti, poi da Porta Nuova che è diventata il simbolo di Milano nel mondo».

«Io che ero il più piccolo - racconta il figlio Paolo - mi divertivo moltissimo perché potevo guidare le macchine in cantiere».

Poi regala ai presenti un ricordo intimo: «Caro papà, quando ero in Svizzera ero arrabbiato con te perché non mi sei venuto mai a trovare. L'altra notte mentre ti tenevo la mano ho capito che sono cresciuto e che ho imparato tante cose grazie a te».

«Sei stato un grandissimo uomo e se sono la donna che sono diventata - racconta Giulia - lo devo a te».

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