Gaffe, autogol e incertezza Pisapia pensa alla ritirata

Lo scivolone sull'indagine conferma: la candidatura del sindaco è sempre più fragile La first lady avverte: «Abbiamo tanti progetti». Con Expo la resa dei conti a sinistra

Gaffe, autogol e incertezza Pisapia pensa alla ritirata

Si usa dire «parla a nuora perché suocera intenda». In questo caso è invece la moglie del sindaco, Cinzia Sasso, a rivelare in un'intervista al Corriere della Sera che «Giuliano sa già cosa fare» sulla ricandidatura nel 2016, ma «pensa non sia giusto rispondere nei tempi che gli impongono gli altri. Chissà, potrebbe anche dirlo l'ultimo giorno». La suocera rompiscatole che si permette di dettare ultimatum a Giuliano Pisapia è il Pd. Dopo un pressing a mezzo stampa perché sciogliesse le riserve, qualche settimana fa il segretario regionale Alessandro Alfieri, renziano della prima ora, ha ribadito al caro Giuliano che se vorrà tentare il bis sarà «il candidato di tutto il centrosinistra». Ma dovrà decidere «entro la primavera». E diciamo pure che sono tutti convinti (e speranzosi) che Pisapia non aspetterà l'inizio di Expo per annunciare il ritiro dalla corsa. Come ha velatamente lasciato intendere la moglie, «non avremmo l'orrore del vuoto se questa roba finisse, abbiamo un miliardo di progetti: la moto, un viaggio in India». E visto la piega che sta prendendo il mandato, sarà bene che annunci presto il buen ritiro, o ce lo manderanno. L'ultima gaffe non è piaciuta a sinistra. Nel mezzo di un convegno del Pd sabato scorso Pisapia ha giocato la carta del vittimismo: «Sono indagato per aver trascritto i matrimoni gay contratti all'estero». I consiglieri di maggioranza hanno annunciato subito un'autodenuncia di massa, per non abbandonare al proprio destino il sindaco-paladino dei diritti omo. Peccato che l'ex avvocato è stato smentito clamorosamente due giorni dopo dal capo della Procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Ma quale indagine a carico, «c'è un fascicolo a carico di ignoti». Un autogol per lui e una figuraccia per tutta la sinistra che aveva sbrodolato messaggi di solidarietà. Su questo tema, da sabato chiama in causa il premier Renzi ma «lui che è sempre così preciso e veloce», come ha ribadito Pisapia, per ora ha fatto orecchie da mercante. Se ne guarda bene.

Mancano 16 mesi alla fine del mandato, il consenso è in caduta libera (giorni fa c'è stato un richiamo alle «truppe cammellate» del Pd per risollevare un sondaggio web sul sindaco) e rimane poco tempo per lasciare il segno. Eppure, pare che il sindaco voglia passarlo a difendere gli orticelli. Tra le priorità del 2015 ha chiesto ai consiglieri di votare in fretta la regolarizzazione del Leoncavallo, pur sapendo che il centrodestra lo sbranerà in aula. C'è la crisi, non bastano le case popolari e la giunta si prepara a cedere due immobili per incassare lo spazio occupato dal centro sociale. Infiammano le polemiche sull'Isis e i collegamenti con i centri islamici milanesi, la Regione (non a caso) sta per votare vincoli all'apertura di nuove moschee e la giunta, senza neanche sapere con certezza se quelle norme avranno valore retroattivo, lancia il bando per assegnare aree pubbliche per due minareti. Ma a mandare completamente in cortocircuito la coalizione sarà Expo.

Un assaggio? Il 7 febbraio Renzi viene a Milano a lanciare il tavolo delle idee per il 2015 e il presidente del consiglio comunale, esponente della Sinistra x Pisapia, raduna i No Expo in Comune. La resa dei conti è vicina.

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