La Gioconda lombarda dopo trent'anni ritorna dall'Ermitage

La Madonna Litta fu da sempre attribuita a Leonardo. L'«ombra» dell'allievo Boltraffio

La Gioconda lombarda dopo trent'anni  ritorna dall'Ermitage

Dopo trent'anni la Madonna Litta lascia il museo dell'Ermitage di San Pietroburgo e torna a Milano. Da novembre potremo ammirare al Poldi Pezzoli quest'opera di insolita bellezza: è una Madonna in manto blu mentre allatta, sullo sfondo s'intravede un paesaggio lombardo e in primo piano il Bambinello afferra con forza il seno della madre e ci guarda in modo enigmatico. La tela è legata a doppio filo con la nostra città, dove con tutta probabilità fu dipinta intorno al 1490. A Milano, nel corso dei secoli, ha alloggiato in una casa molto speciale ossia in quel gran palazzo Litta che ancora oggi si trova in corso Magenta. Era di proprietà degli omonimi duchi che nell'Ottocento vantavano la Madonna, detta appunto Litta, quale perla della loro ampia collezione. Proprio dal duca Antonio Litta Visconti Arese nel 1865 l'Ermitage acquistò il dipinto, noto sì per il suo ambiguo fascino, ma soprattutto perché attribuito a Leonardo. A oggi il museo russo espone la tela con la didascalia «di Leonardo da Vinci». «Leonardo e la Madonna Litta» (dal 7 novembre al 10 febbraio) al museo Poldi Pezzoli si preannuncia così come una delle mostre più intriganti del programma culturale allestito in città per celebrare i 500 anni della morte del genio rinascimentale. Insieme alla Madonna Litta saranno esposte poche ma selezionatissime opere: la curatela di Pietro Marani è una garanzia. Lunga la trattativa spiega Annalisa Zanni, direttrice del Poldi Pezzoli con il museo russo: in tempi non facili per i prestiti delle opere, l'Ermitage ha chiesto (e ottenuto) che la milanesissima Madonna Litta ritornasse momentaneamente in città con l'attribuzione leonardesca. Possiamo dunque considerarla la nostra Gioconda lombarda? Marani risponde: «La Madonna Litta è il sincero prototipo da cui tutto deriva: ci permette di capire come lavorava l'atelier di Leonardo, quali fortune avevano le sue idee. Poco importa capire se un singolo ciuffo di capelli o una parte dell'opera siano stati dipinti dal da Vinci o da un allievo: più interessante è comprendere come il progetto del dipinto sia stato concepito in quella bottega. Da questo punto di vista, la Madonna Litta è un grande capolavoro leonardesco», spiega. Sarà interessante osservare la tavola a confronto diretto con la Madonna con il Bambino del Poldi Pezzoli eseguita negli stessi anni da Giovanni Antonio Boltraffio, il migliore tra gli allievi dell'atelier milanese di Leonardo (la cui mano, per molti critici, ha materialmente dipinto la Madonna Litta). Di Boltraffio vedremo anche altri studi e disegni, a testimonianza di quanto vivace e innovativo era il cantiere delle idee di Leonardo sotto gli Sforza.

La Madonna Litta ha affinità sorprendenti con la versione della Vergine delle Rocce conservata alla National Gallery e in mostra ci sarà anche il confronto diretto con la preziosa Testa di Donna, un disegno di Leonardo prestato dall'Ambrosiana.

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