«Una giunta per metà in rosa»

«Una giunta per metà in rosa»

«La cosa non mi rallegra, anzi mi rattrista. Lo dico particolarmente perché Albertini è uno che non perde occasione per polemizzare con me» sul tema della correttezza. Così Roberto Maroni ha commentato ieri l'apertura di un'inchiesta della procura di Cremona su una trentina di presunte firme false raccolte per la lista dell'ex sindaco. «Prima Giannino, poi Albertini, ne resta uno da votare: Maroni».
Maroni che, dovesse vincere, nominerà una giunta in rosa. «Metà donne e metà uomini», ha annunciato ieri durante l'ultimo confronto davanti alle telecamere della Rai. Promettendo che «sarò io a decidere, a prescindere dai partiti. Se sono persone dei partiti al posto giusto bene, altrimenti le prenderò dall'esterno come ho fatto da ministro. Garantisco una totale autonomia decisionale». L'unico nome già sicuro è quello del canoista e portabandiera olimpico Antonio Rossi come assessore allo Sport. Per Gabriele Albertini, invece, l'ex procuratore capo di Varese Giovanni Pierantozzi potrebbe essere l'assessore a Legalità e trasparenza, mentre per lo stesso ruolo Carlo Maria Pinardi (Fare) indica il candidato non vedente Frederic Gebhard. Giunta scelta con le autocandidature per Silvana Carcano del Movimento 5 Stelle, nessun nome e solo «garanzia di indipendenza dai partiti» per Umberto Ambrosoli.
Poi nel pomeriggio incontrando alcuni rappresentanti delle professioni mediche, Maroni ha detto di essere «la garanzia alla lotta contro il malaffare, contro le mafie, contro la corruzione», spiegando di voler «tenere personalmente la delega alla trasparenza». Invitando i cittadini ad «andare a votare», scegliendo «le persone serie, quelle che hanno dimostrato di saper governare e hanno lottato contro il malaffare come il sottoscritto».
Nessuna preoccupazione, invece, per gli equilibri interni al Carroccio. Con i leghisti veneti si dice pronti a una scissione, perché contrariati dal troppo potere finito nelle mani dei barbari sognanti maroniani. «Con Flavio Tosi - assicura Maroni - ho un rapporto strettissimo, personale. Sono tutte cose inventate dai giornali perché non sanno cosa scrivere». Per il resto a poche ore dal voto si alzano ovviamente i toni. Con Maroni che definisce Monti «un casciaball, un cacciaballe» a margine di un comizio in un distributore di benzina di Como. «Ha detto che avrebbe voluto unirsi al centrodestra senza noi e Berlusconi? E che centrodestra è mai? Monti è un professore e un cacciaballe, l'ultima che ha detto è quella di ieri sulla Merkel e si è preso una smentita». Chiaro il riferimento al professore che aveva parlato di una presunta ostilità di Angela Merkel verso Pier Luigi Bersani. «È una cialtronata - ha attaccato Maroni - Non sapendo cosa fare, visto la gente che frequenta come Fini e Casini, è naturale che prima o poi sarebbe caduto in una gaffe altrettanto grave di quella fatta da Giannino».

Poi una stoccata ad Albertini «sedotto e abbandonato ormai anche dai suoi, quelli che sono in lista con lui e dicono che non lo voteranno: mi fa tenerezza».
E sul fronte alleanze, Maroni incassa quelle con la Destra di Francesco Storace che in Lombardia non è riuscita a presentare la lista. Ieri la firma di Matteo Salvini con la segretaria regionale Eliana Farina.

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