Luca Testoni
Qualche grande, pardon grandissimo nome - uno per tutti, il superbo sassofonista di Chicago Roscoe Mitchell, tra gli ultimi miti del jazz del Novecento (a Milano il 29 gennaio con un set incentrato su John Coltrane) -; l'ormai classica ricognizione sulla sempre molto vitale scena jazz israeliana; e, soprattutto, tanta musica (per lo più d'Oltreoceano) nel segno dell'improvvisazione.
Questi, ridotti all'osso, i punti qualificanti dell'edizione 32 di «Aperitivo in Concerto», la benemerita kermesse promossa da Mediaset (complice l'arcinota e smodata passione per la musica di Fedele Confalonieri) che quest'anno si snoderà su una dozzina di concerti (sempre nella tarda mattinata di domenica e sempre al Teatro Manzoni) tra il 30 ottobre - quando si esibiranno i virtuosi dell'SF Jazz Collective chiamati a confrontarsi con il repertorio di Miles Davis - il 5 marzo (il live di chiusura toccherà al quartetto del sopranista israeliano Daniel Zamir, il cui talento incendiario ha letteralmente stregato un collega molto esigente come John Zorn, che non a caso l'ha messo sotto contratto per la sua etichetta Tzadik).
«L'improvvisazione ha avuto un ruolo importante nella storia della musica ed è indubbio che sia stato il jazz a riportarla in auge», ha spiegato Gianni Morelenbaum Gualberto, da 22 direttore artistico («ma chiamatemi programmista») della rassegna che ha fornito a molti più di una buona ragione per svegliarsi presto la mattina della domenica. «Aperitivo ha avuto la funzione di portare in una Milano sempre più multietnica un contenitore di una serie di esperienze che vanno conosciute e, va da sé, l'improvvisazione diventa il terreno comune per il dialogo tra esperienze in alcuni casi molto lontane tra loro». Basti pensare all'intrigante concerto - all'insegna del meticciato spinto - in programma il 20 novembre: un ardito accostamento tra l'acclamata sezione ritmica giamaicana formata da Sly & Robbie (una coppia che ha suonato per Bob Dylan, Madonna, Herbie Hancock, Peter Tosh e Serge Gainsbourg, ndr), il trombettista norvegese Nils Petter Molvær, pioniere del cosiddetto nu-jazz, la fusione tra jazz e musica elettronica e l'elettronicista, deejay e produttore finlandese Vladislav Delay.
Altre cicche? Il compositore e pianista Frederic Rzewski, tra il meglio delle avanguardie Usa, presenterà il suo indiscusso capolavoro, vale a dire le 36 variazioni su un classico della canzone di protesta come «El pueblo unido jamas serà vencido!» (4 dicembre); l'esplorazione sonora del duo composto dal
pianista indiano Vijav Iyer e del trombettista Usa Wadada Leo Smith (15 gennaio); e il trio del geniale suonatore di tuba statunitense Joseph Daley che, alla testa, del suo collaudatissimo trio eseguirà una composizione inedita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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