Ma guai a disturbare i compagni di Macao

Gli «artisti» del centro sociale occupano illegalmente l'ex macello di via Molise da 3 anni. Nessuno interviene

Due pesi e due misure. Ancora una volta. Comuni, prefetture e benpensanti di sinistra si oppongono al raduno di Casa Pound. «È contro la costituzione» dicono. Ma nessuno alza un dito per sgomberare gli abusivi di Macao che, da oltre tre anni se ne stanno belli belli nell'ex macello di via Molise, di proprietà della Sogemi. Anche loro sono contro la Costituzione. In teoria. Chiusi là dentro, senza pagare un euro di affitto, fanno arte, pare. Fanno cultura. Promuovono dibattiti, conferenze, cineforum. Proprio come fanno, secondo altri criteri, i militanti di CasaPound.

Ma i primi vengono chiamati «artisti», i secondi «fascisti pericolosi». E così se è CasaPound a organizzare un dibattito sulla scuola, sulla nuova Europa o sul caso dei marò, si dice subito che sono «temi offensivi» verso i partigiani e verso la democrazia.

Al movimento di destra vengono negati raduni, cortei e feste nazionali. Agli «artisti» di Macao si concede tutto. Tanto che quando occupano non vengono sgomberati, anzi, le istituzioni strizzano l'occhio e fanno finta di non vedere: a Milano nessuno dimentica la «benedizione» pubblica del sindaco Pisapia che intervenne all'occupazione degli abusivi ai piedi della torre Galfa nel maggio del 2012. «Ma quelli di Macao non sono violenti» si alzano in coro gli «omologati» di sinistra. Eppure «gli artisti» imbrattano vetri e muri, bloccano strade e sfondano portoni per appropriarsi di spazi non loro. Evidentemente possono farlo, loro. Se ci provano i militanti di CasaPound scatta il putiferio.

Entrambi i gruppi nascono così: da un'occupazione. Macao con torre Galfa prima e con l'ex macello poi (e tutt'ora). Casa Pound con l'occupazione a Roma di uno stabile nel rione Esquilino nel 2003 per poi trasformarsi nel 2008 da movimento politico ad associazione di promozione sociale. Ma non la promozione giusta a quanto pare. Non quella politicamente corretta. Quelli che ora puntano il dito contro i militanti barricati nella tensostruttura di Castano Primo sono gli stessi che non hanno detto mezza parola quando i black bloc hanno messo a ferro e fuoco il centro di Milano lo scorso primo maggio. Sono quelli che «la cultura ha un solo colore» altrimenti è sbagliata. E allora, ecco che in piazza scendono i rappresentanti del comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell'ordine repubblicano.

Vittorio Feltri, editorialista del Giornale, ha parlato di cultura «preconcetta».

E di preconcetti ce ne sono tanti. Quelli di Casa Pound hanno addosso l'etichetta di fascisti anche quando portano aiuti ai terremotati dell'Abruzzo, anche quando approfondiscono la questione dei marò e dicono che la Buona scuola di Renzi non va.

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