I baristi anti slot machine ora hanno paura del racket

Dopo l'esplosione allo Stadera aumenta il timore di ritorsioni «Forniscono impianti truccati, poi vogliono parte dell'incasso»

Dopo l'esplosione dolosa nel bar di via Valvunia, nel quartiere Stadera, gli altri gestori di bar e tabaccherie milanesi che hanno scelto la «linea etica», quella contraria alle slot machine, hanno paura. Il racket delle «macchinette» fornisce a molti gestori i dispositivi taroccati, il cui software fa in modo che a vincere sia sempre il banco, e poi pretendono dai titolari di quei locali una percentuale sull'incasso. Spesso i proventi che derivano dalle slot truccate è una delle principali voci attive del bilancio di questi esercenti. Ma i coraggiosi che si oppongono adesso temono ritorsioni, simili a quella del bar della Stadera. Che ha tutta l'aria di essere un avvertimento, a titolo di esempio anche per tutti gli altri che non vogliono piegarsi queste legge. Il vecchio motto, «colpirne uno per educarne cento».

Sul bar di via Valvunia la magistratura indaga, e intanto è venuto fuori che il titolare, dopo averlo rilevato di recente, ora stava cercando di venderlo a sua volta. Mentre chi abita nella zona ha ancora il ricordo vivo di quell'esplosione che ha scaraventato la saracinesca dall'altra parte della strada.

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